La produzione industriale lineare procede dalla materia al rifiuto, senza considerare la complessità strutturale del sistema in cui è inserita. Ma l’interazione tra prodotto ed ecosistema è sempre non lineare, interdipendente. Nonostante la progressiva evoluzione tecnologica e la diversificazione delle tipologie di prodotto, l’economia è rimasta legata a un aspetto fondamentale, imposto della Rivoluzione industriale: il modello produci – consuma – dismetti. Proprio per questo è necessaria una nuova economia basata sul riciclo e riutilizzo dei materiali che allontani dalle forme di produzione sostenute dal sempre più mal funzionante turbo capitalismo. Valorizzando, quindi, la connessione tra l’ambiente e il mondo economico, dello sviluppo sostenibile e dell’innovazione, la tutela e la salvaguardia dei cittadini: nel nostro Paese così si potrebbero risolvere una serie di gravi problematiche.
Bisogna evitare slogan buoni solo per trovare soluzioni con la data di scadenza fissata al prossimo Tweet o diretta Facebook. Messaggi contenenti il motto ‘rifiuti zero’ o proponenti di bruciare la spazzatura anche mediante nuovi impianti non permettono di raggiungere soluzioni reali. Considerando anche che alcune direttive Ue hanno rappresentato l’incenerimento dei rifiuti come un avversario del riciclo. Infatti, l’incenerimento viene disincentivato anche mediante penalizzazioni fiscali; invitando inoltre alcuni Paesi – tra cui l’Italia – a ridurre il numero degli impianti già esistenti.
Servono, viste le palesi criticità di alcune situazioni, idee nuove e al passo con i tempi attuali. L’Italia ha bisogno di una strategia ambientale per la corretta gestione dei rifiuti, che rispecchi almeno i principi del quadro europeo, rottamando l’utilizzo della discarica e della combustione di rifiuti a fini energetici. Una delle possibili soluzioni (già pronto uso) è quella dell’economia circolare, poiché permette di dare una seconda vita ai rifiuti trasformandoli in nuova materia, generando di conseguenza filiere industriali legate al riuso, al riciclo e al recupero. In questo modo si riducono i consumi dei combustibili fossili, si risparmiano materie prime e si abbattono le emissioni globali di gas serra e quelle locali di PM10 e altri inquinanti.
L’economia circolare si pone l’obiettivo di generare un impatto globale positivo per il sociale, la cultura, l’economia e la sostenibilità climatica e ambientale. I rifiuti possono diventare una risorsa, se sono gestiti nel modo appropriato. Il percorso deve iniziare con una riduzione dei rifiuti urbani prodotti e proseguire con una raccolta differenziata di qualità. Nel nostro Paese, in riferimento a questo secondo passaggio, ci sono già delle zone virtuose; perciò, questo è un cammino da intraprendere sempre più diffusamente.
Si deve tener presente, inoltre, che la green economy è diventata il fulcro dei mercati più dinamici e dei Paesi virtuosi. Un percorso di cambiamento basato su un’economia capace di usare con efficienza l’energia e le materie prime, di intervenire sugli ecosistemi senza danneggiarli, di considerare i rifiuti come una fase integrata del ciclo di trasformazione dei prodotti e non come un elemento di scarto (non necessario) del ciclo produttivo. Riflettiamo un istante sul fatto che per far girare il propulsore della nostra economia usiamo circa il 30% in più delle risorse che il pianeta rinnova ogni anno e la ricerca del profitto è il movente dell’economia capitalistica fin dal suo principio nell’Inghilterra del XIX secolo. La green economy, invece, collega produzione, stili di vita, qualità del paesaggio, miglioramento della salute, protezione dai disastri idrogeologici e climatici. Permettendo quel connubio necessario tra capacità di governare il territorio e visione del futuro.
È fondamentale coinvolgere sempre più i cittadini nel percorso di formazione delle decisioni attraverso anche opinioni attive. Ogni nostra azione incide, infatti, sulla vita di tutti, quindi è importante che sia frutto di una scelta consapevole e informata.
L’economia circolare rappresenta una pregevole occasione per una nuova rivoluzione economica con l’obiettivo anche della lotta allo spreco di cibo, l’allungamento della vita dei prodotti, la cancellazione di vincoli alla riparabilità dei beni e della durabilità programmata. Servono, pertanto, idee appropriate e adeguata progettazione dei processi di produzione e dei servizi da realizzare. Queste dinamiche favoriscono una riduzione dei costi di produzione e la crescita di opportunità di lavoro. Trasformiamo, perciò, la linea in cerchio poiché siamo ancora in tempo per fare la scelta giusta.