Il risultato delle elezioni regionali in Umbria sottolinea per la sinistra la necessità di ridare forza alla grande eredità dimenticata dei padri politici. Quello che adesso non c’è, ma che serve assolutamente è ciò che Antonio Gramsci definiva “il nido”, ossia l’organizzazione, il partito vero sul territorio. È necessario tornare a essere presenti sui territori, diventare attraverso il dialogo, un punto di riferimento per la popolazione.
Per essere ascoltati e ascoltare è fondamentale essere riconoscibili e assumere posizioni nette e chiaramente identificabili. Prendere le distanze, pertanto, dalle politiche che producono vertiginosa disuguaglianza, per costruire una società che si sviluppi nell’eguaglianza, nella sicurezza sociale, nel coinvolgimento di tutti. Combattere, quindi, con tutte le energie, gli incredibili livelli di povertà e precarietà, non più tollerabili. Il lavoro deve essere un diritto, ma altrettanto fondamentali devono essere i diritti dei lavoratori.
La mia è stata una campagna elettorale svolta strada per strada, luogo per luogo caratterizzante la nostra regione, e una richiesta che giunge sempre più costantemente è quella di (ri)configurare una nuova natura orizzontale della politica in opposizione ai processi di verticalizzazione. Alcuni temi tradizionali, freddamente portati avanti in questi anni, devono essere aggiornati e adeguati avendo come fine una società inclusiva che punti al benessere condiviso, per evitare il paradigma autoritario e dei privilegi per pochi.
Certi, inoltre, che la nostra identità primaria è ecologica dobbiamo saper coltivare e trasmettere la responsabilità verso il luogo particolare da cui proveniamo e, insieme alla difesa dei beni comuni, la consapevolezza di essere parte di un’umanità comune, che condivide lo stesso pianeta.
Perciò, la base (anche di dialogo) non può che essere una seria proposta politico-programmatica fortemente condivisa e impostata sulla lotta alla povertà, sugli investimenti per favorire la nascita di un sistema di economia verde e circolare che si occupi della salvaguardia dell’ambiente insieme alla creazione di posti di lavoro buoni e stabili per i giovani che, sempre più numerosi, lasciano la nostra regione. Sistemi sanitario e scolastico accessibili a tutti, efficaci ed efficienti sempre più di carattere pubblico e universale. Inoltre, avendo ben in vista un determinato modello di sviluppo: forti investimenti in ricerca e innovazione.
Il compito, anche se complesso, della sinistra deve essere di trasformare le odierne molteplici paure (anche generate da un certo modo di fare politica) in una spinta verso un cambiamento positivo.
È nostro compito, quindi, fare politica come pratica democratica, sociale, di insegnamento e inclusione. Questo implica la capacità di farsi capire e di trovare quel “canale di comunicazione” diretto con le profonde speranze delle persone e le loro intense aspirazioni. Una politica fatta tra le persone per le persone.
È necessario ripartire ritrovando il consenso e la condivisione di quelle persone che avvertono fortemente la necessità di liberare se stesse (e il Paese) dalle persistenti ingiustizie e dalle continue lacerazioni a cui porta l’attuale assetto della società, ma che adesso non si (ci) riconoscono in nulla di concreto.