Si è tornati a sparare a Ponticelli. Dopo l’esecuzione di Ciro Colonna, diciannovenne la cui unica colpa, nel 2016, era stata quella di trovarsi sul marciapiede sbagliato al momento sbagliato, il clima, in questo grande quartiere ad est di Napoli, sembrava essere tornato sereno. Almeno in apparenza.
Ha una storia antica Ponticelli, l’ambizione di essere un comune autonomo, poi, nel secondo dopoguerra, con la grande speculazione edilizia, diventa periferia orientale di Napoli. 70 mila abitanti, centinaia di case popolari, i rioni, Ponticelli è un coacervo di tradizione, storia, identità popolare. Ci sono le associazioni cattoliche, le associazioni laiche e quelle sportive.
E poi c’è Libera. A Ponticelli. E proprio contro Libera, si è tornato a sparare. Nel silenzio assordante di questi giorni, tra le strade deserte per le misure di contenimento del contagio da Coronavirus, quattro proiettili vengono esplosi contro una macchina parcheggiata settimane prima, quella macchina è di Fabio Giuliani, referente di Libera Campania. Quattro proiettili, in queste notti, sono stati un rumore assordante.
Un frastuono.
Un boato.
E non per i vetri infranti dell’auto di Fabio, polverizzati dalle ogive, ma piuttosto per il significato di quei proiettili. Restate a casa voi, che al territorio ci pensiamo noi. Ci siamo noi, qui fuori. La Camorra non si ferma. Le Mafie non si fermano.
Soffrono anche le organizzazioni criminali in questi giorni di immobilismo economico e sociale del paese, le loro piazze di spaccio sono ferme, mute, svuotate, ma è solo una questione di tempo.
Questo significavano quei proiettili. Torneremo, è solo una questione di tempo. Perché quando la pandemia sarà finita, il Paese sarà più povero, le organizzazioni criminali no. Anzi, il loro rischia di essere un potere senza precedenti, perché mentre le periferie del paese, quelle del Sud in particolare, sono in ginocchio, piegate dalla crisi economica, da una endemica assenza di lavoro e di opportunità di sviluppo, le casse della criminalità organizzata sono sempre più ricche.
Perché mentre monta la rabbia sociale in un clima da assalto ai forni e certe aree degradate del paese diventano vere e proprie polveriere sociali, le mafie costruiscono il loro sistema di Welfare criminale fondato su usura e corruzione.
Gli indici di povertà crescono, si moltiplicano, la liquidità scarseggia nelle tasche dei cittadini e nelle casse dello Stato, ma non in quelle delle associazioni criminali che rischiano di diventare la più facile e immediata risposta alle domande di sussistenza dei ceti più deboli.
Nell’esprimere, a nome di tutta la comunità di Articolo Uno, piena solidarietà e vicinanza a Fabio Giuliani, vittima di questo avvertimento, non possiamo non sentire forte e chiaro che l’avvertimento dato a Fabio è un avvertimento sotteso alla nostra comunità: crescono i livelli di povertà e le periferie, da tempo marginalizzate e dimenticate, sono, oggi più che mai, una polveriera sociale pronta ad esplodere.
Quelle periferie sono una nostra responsabilità. Quelle persone sono una nostra responsabilità. Su quella polveriera siamo seduti tutti noi.
È anche compito nostro evitare che salti.