“Ogni volta che una persona non si cura come dovrebbe per motivi economici siamo dinanzi a una sconfitta per tutti noi e a una violazione della Costituzione. Per questo a dicembre abbiamo approvato la norma che entra in vigore dal 1° settembre”. Con queste semplici parole Roberto Speranza, con l’usuale eleganza, ha chiuso sul nascere il maldestro tentativo del Presidente della mia Regione (Piemonte) di appropriarsi del merito di aver cancellato il superticket. Sorvoliamo per un istante sul tema specifico e dimentichiamo pure la stucchevole manfrina di chi non trova di meglio che farsi un po’ di propaganda intestandosi meriti non suoi e pensiamo invece al valore di quell’espressione: non possono essere motivi economici ad impedire cure appropriate.
Una frase a effetto, certamente, ma rivelatrice di un pensiero, un’idea, un ideale. Pensiero che condivido appieno, asse portante della politica di Articolo Uno: garantire i diritti e combattere le disuguaglianze. Pensiero che troviamo in un’altra frase rivelatrice, questa volta nel documento del partito dedicato alle politiche sanitarie e al diritto alla salute: “Tutti sono consapevoli che il rischio di perdere il lavoro (rischio purtroppo crescente con una crisi economica così profonda come quella attuale) non comporta, in Italia, la perdita della protezione sanitaria”.
Un tema a me caro – mi si perdoni il conflitto di interessi – ora più che evidente: enorme è il numero di persone che hanno sì, per fortuna, protezione sanitaria ma, essendo prive di una qualsiasi forma di remunerazione in caso di impossibilità a svolgere la propria attività lavorativa, rischiano, parafrasando la frase di cui sopra, che il potersi curare comporti la perdita del lavoro. Detto in altri termini: a quanta diagnostica preventiva, a quanta attenzione a sintomi e cura della malattia, a quanta adeguata convalescenza, è costretto a rinunciare chi non si può permettere di perdere giorni e settimane di lavoro perché privo di qualsiasi forma di integrazione al reddito?
Artigiani, commercianti e partite Iva sono lavoratori che, come gli altri, hanno bisogno di ammortizzatori sociali. A questo governo va il merito di essersene accorto. È la prima volta.
Ora che la strada è stata avviata occorre proseguire. Era sul finire dello scorso anno, appena un paio di mesi dopo la sorpresa della nomina a Ministro della Salute, quando un sorridente Speranza annunciava l’approvazione del nuovo Patto per la Salute. Finalmente nuove risorse, in una prospettiva di rafforzamento del Servizio Sanitario Nazionale, un fondamentale cambio di rotta dopo gli anni di tagli e riduzioni: “Quando si parla di salute delle persone, non c’è mai un punto di arrivo, ma sempre un nuovo punto di partenza”. Un’ottima prova per un neo ministro.
Poi è arrivato lo tsunami della pandemia e anche i più scettici hanno dovuto riconoscerne il valore. Ha saputo rassicurare, non ha esitato ad assumere decisioni difficili e impopolari, non ha temuto le accuse. E ha così scalato le classifiche dei politici più stimati dagli italiani. Senza clamori, senza troppo concedere alla politica-spettacolo. E ora Andrea Scanzi lo indica come quel leader che la sinistra cerca da anni.
Caro Ministro, caro Segretario, caro Roberto, ti siamo tutti grati per quel che stai facendo. Ora la posta si alza ancora, il Covid ha sconvolto la vita di molti di noi e ci ha rivelato quanto importante sia nel prossimo futuro cambiare, scardinare, sovvertire abitudini, metodi, sistemi; ridare efficacia agli interventi, a partire da un utilizzo oculato dei fondi del Recovery che non si disperdano nei mille rivoli delle promesse elettorali, degli interessi locali, delle lobby; semplificare inaccettabili burocrazie; intervenire con fermezza su apparati inadeguati che nei meandri delle interpretazioni e delle circolari esplicative ritardano o rendono inapplicabili le scelte politiche.
Il cammino sarà arduo e complicato. Il nostro partito farà la sua parte e avrà un asso nella manica, la tua presenza nell’esecutivo. Un Ministro che agisce con atti conseguenti alle idee e alle proposte di cui, come Segretario del Partito, è portatore. L’impegno è per tutti, il bisogno di politica torna quanto mai indispensabile e urgente: alla vecchia e nuova destra va contrapposto quel campo democratico che dobbiamo costruire tutti insieme. Buon lavoro. A te a tutti noi.