Quando c’erano i comunisti, tra storia e cronaca con qualche rimpianto

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Due giornalisti “non allineati” come Mario Pendinelli e Marcello Sorgi ripercorrono la parabola del Partito Comunista italiano dal congresso di Livorno al crollo del muro di Berlino, portando ad emersione il fil rouge che lega le riflessioni di Gramsci alla strategia di Togliatti e alla successiva svolta di Berlinguer.

Assicurando un buon equilibrio tra la lucidità della cronaca politica e la profondità della riflessione storica (stimolata dalla preziosa testimonianza di Umberto Terracini, pubblicata in appendice al volume), “Quando c’erano i comunisti” costituisce una lettura per certi versi struggente, poiché da un lato richiama la storia di una generazione che trovava nel più grande partito comunista d’occidente un riferimento in cui riconoscersi, col quale interloquire, in nome del quale, al limite, dividersi; e d’altro lato rimarca la solitudine di una porzione sempre crescente di substrato sociale (non più identificabile negli operai in particolare e nel lavoro dipendente in generale, ma comprensiva anche di importanti componenti del lavoro autonomo) che vede il proprio grido di dolore cagionato da una crisi senza precedenti disperdersi tra le mille incertezze di quel che resta di una sinistra percepita come lontana dalle istanze della sua gente.

Una lettura struggente, che evidenzia con onesta lucidità la distanza in essere tra le posizioni del PCI e la linea del Cremlino, per sfatare una volta di più la falsa narrazione dei cosacchi in Piazza San Pietro. Ne esce il ritratto di un “partito della Costituzione”, impegnato nel radicamento della democrazia nata dalle ceneri della Resistenza, da perseguire tanto attraverso l’interlocuzione con le masse cattoliche, innervata dalla stagione del Compromesso storico, quanto tramite il contrasto all’azione del terrorismo brigatista, confermato dalle interlocuzioni avviate da Pecchioli con i vertici dei servizi di sicurezza.

L’attentato di Sofia e l’omicidio di Guido Rossa; il discorso del 1976 e l’ombrello della NATO; l’affaire Moro e la fine del Compromesso; l’Alternativa democratica e la ricerca della “Terza via”. L’immagine di Berlinguer che strappa le ultime parole alla pioggia di Padova ripropone il dubbio che tormenta i progressisti italiani dal crollo del muro di Berlino e dalla conseguente svolta della Bolognina, dubbio rilanciato dagli Autori nelle pagine conclusive del libro: “Quando lo strappo arriva è ormai tardi, poiché nel frattempo scricchiola o sta per cadere il muro di Berlino. Inoltre, la prova del governo centrale si rivela un fallimento. E’ come se il PCI inseguisse un treno, quello della modernità, senza mai riuscire a salirci sopra”.

Ma è davvero andata così? Davvero la scelta dell’alternativa democratica e della rinuncia a ricomporre la rottura con il PSI ha condannato i comunisti italiani all’eterna minorità? Davvero la ricerca della “terza via tra sovietismo e socialdemocrazia” e il mancato abbraccio al programma di Bad Godesberg si è rivelata un vicolo cieco, se rapportata alle sfide di un mondo in cambiamento? Davvero il PCI ha mancato l’appuntamento con il treno della modernità, risultando alla lunga sconfitto dal giudizio della Storia?

Forse no.

Tra scissioni e trasformazioni, svolte buone e meno buone, nuovi nomi e nuovi simboli, la storia degli ultimi trent’anni ha lasciato intendere come la morte abbia impedito a Berlinguer di continuare, nel solco di Gramsci e Togliatti, a immaginare un partito diverso: diverso dai protagonisti del sistema di corruzione istituzionalizzata disvelato dalle inchieste di Tangentopoli; diverso dagli artefici di quella linea liberal che, nel nome del rosato blairismo degli anni’90, ha in un colpo solo avviato l’autodistruzione della sinistra europea e innescato i ritorni di fiamma delle destre più retrive.

Un partito diverso, e come tale capace di conservare la connessione con quella sempre più ampia porzione di substrato sociale costretto, nel vuoto di rappresentanza che fa da sfondo alla crisi in atto, a guardare con una punta di rimpianto a quando c’erano i comunisti.

“QUANDO C’ERANO I COMUNISTI”
di Mario Pendinelli e Marcello Sorgi; Marsilio, 2020

Carlo Dore jr.

Quarantadue anni, cagliaritano, docente universitario. Da sempre a sinistra, senza mai cambiare verso.