Leggo dai media la nuova classificazione, per condizioni di vivibilità, delle città italiane.
Napoli si classifica al 106° posto su 107 postazioni. Dietro Napoli solo Crotone; praticamente penultima.
I dati presi in esame sono molteplici e con diverse valutazioni sui singoli parametri presi in considerazione.
Il quadro ci restituisce una città praticamente invivibile, arretrata e poco sicura.
Per dire la verità il dato che esce dalla classifica del quotidiano Italia Oggi, in collaborazione dell’Università la Sapienza di Roma, è antico e consolidato, fatta salva qualche piccola oscillazione che pure ha premiato in passato qualche sforzo amministrativo.
Il dato che invece preoccupa, e non solo quest’anno, e che le città prese in campione, ovvero le 107 province e città metropolitane italiane riflettono uno spaccato drammatico del Paese .
Se si fa eccezione per Matera e Potenza, bellissime città lucane, entrambe al 55° e 69° posto della graduatoria, le restanti città del Mezzogiorno sono collocate dal 76° posto in giù, fino ai posti più infimi, secondo lo studio rappresentato.
Qualora ce ne fossimo dimenticati, il Sud appare sempre più mortificato, arretrato e distante dalla cosiddetta locomotiva del Paese. Insomma a distanza di 160 anni dall’Unità d’Italia, l’unità Nazionale, intesa come unità non solo di geografia politica, stenta a dimostrarsi, e al contrario aumentano diseguaglianze e diritti di cittadinanza
Basti pensare ai drammatici dati del lavoro e delle opportunità, ma cosa più drammatica, la forbice che sempre di più si allarga sulla prospettiva di vita delle singole persone. Al Sud si campa male ed anche di meno!
Penso che questo debba essere il punto di riflessione da cui partire per immaginare un approccio differente. Capisco che puntare il dito sulla classe dirigente locale appare lo sport più facile da praticare, ma francamente faccio fatica a pensare che il peggio della politica stia al Sud mentre altrove, ovvero al centro-nord, prevalga l’eccellenza. Abbiamo dati che ci dimostrano il contrario; la recente drammatica vicenda Covid19 qualcosa pure ci dice.
Senza scomodare le verità storiche, lo hanno già fatto e più volte autorevoli pensatori e intellettuali, penso che il tema Mezzogiorno penalizzato sia ancora la vera “Questione” del il Paese.
Riuscirà il PNRR a diminuire il divario, accorciare la forbice e ridurre le diseguaglianze? Domandona complicata da risposta impossibile.
Altri strumenti sono intervenuti nel passato ma hanno sortito risultati modesti, al punto tale che oggi abbiamo il grafico impietoso che ci restituisce lo studio appena pubblicato.
Il PNRR è sicuramente un’importante opportunità, il 40% delle risorse destinate al Sud non sono roba da poco, ma sappiamo bene che gli investimenti saranno erogati sulla base di progetti da presentare ed in tempi sostanzialmente ristretti.
E qui c’è il punto nodale! Chi progetterà e renderà le proposte finanziabili?
A giudicare dalle condizione da cui partono le città, a naso dico che il Sud non sarà in grado di utilizzare le risorse disponibili; ce lo dice la storia nell’utilizzo di tante altre misure europee.
Ovviamente conosco meglio la questione di Napoli rispetto ad altri luoghi del Mezzogiorno, ma non credo di sbagliarmi molto se trascino nel ragionamento l’intero Sud. D’altra parte la classifica di oggi ci racconta essenzialmente questo.
Quindi riecheggia il tema del “che fare”?
Il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, appena eletto, ha posto un tema giusto, per la verità sollevato anche da chi lo ha preceduto, ovvero chiudere la partita del debito pregresso per consentire, tra le altre cose, di poter fare assunzione di personale; soprattutto quello particolarmente qualificato.
A Napoli mancano architetti, ingegneri, geometri, ragionieri, informatici, analisti, periti, amministrativi di varia competenza, oltre che altri profili professionali per assicurare manutenzioni alle cose e assistenza alla persona.
Appare del tutto evidente che se a Napoli, e più in generale al Sud, non saranno garantite le prerogative di base per competere e partecipare alle opportunità favorite dal PNRR, non ci sarà modo di risalire la china della drammatica graduatoria che classifica le città del Paese.
Il rischio è, se non si mette mano, con interventi ordinari dello Stato, per sanare le differenze di partenza, che Parma continuerà ad essere la prima città per vivibilità, e Crotone, Napoli ed il Sud più in generale, le ultime.
La partita si gioca adesso, prima che le risorse PNRR siano nella disponibilità delle istituzioni decentrate.
La legge di bilancio dello Stato da poco approdata al Senato non mi pare che affronti la questione in questa direzione.
Non si tratta di dare danari a Napoli o ad altra città in dissesto, che pure ne rivendica la necessità, si tratta di garantire che al nastro di partenza per gli obiettivi Europei siano messi tutti nelle medesime condizioni.
Questo è il punto! E su questo punto occorre una grande mobilitazione che investe le forze politiche, tutte, del Parlamento ma anche le parti sociali.
Se si perde questo treno, questa opportunità, ho l’impressione che il grafico oggi pubblicato sia destinato a rimanere tale per i prossimi decenni, con conseguenze sociali enormi.