Da molte settimane ci sta accompagnando un dibattito sull’energia, la maggior parte delle volte declinato al nucleare o al gas, alimentato più che mai da posizioni basate da interessi economici o di altra natura finalizzati al breve periodo. Mentre la questione dovrebbe essere trattata come un aspetto che riguarda tutti, da tutelare come un bene comune per un futuro (e presente) migliore condiviso a livello globale. Appare necessario (e utile) quindi mettere sul piatto alcune considerazioni. Primo aspetto, nucleare e gas non sono la soluzione per diminuire “il peso” delle bollette (e lasciano intatti gli extra profitti). Il nucleare ha tempi di messa in esercizio lunghi (dieci anni?) e costi altissimi; senza parlare della questione della sicurezza e delle scorie. Nel Bel Paese circa il 70% della parte elettrica è di origine fossile e quello che incide è il costo della materia prima che è quasi raddoppiato nel 2021. Secondo aspetto, le eventuali estrazioni di gas nazionale garantirebbero, al massimo, un’indipendenza da fonti estere per circa 7 o 12 mesi con un consumo di 72 miliardi di Smc (standard metro cubo); senza tenere in conto gli ulteriori costi e gli impatti ambientali. Terzo aspetto, è possibile rendere “stabili” le fonti di energia rinnovabile attrezzandosi per l’accumulo stagionale per sopperire all’eventuale mancanza di vento e sole.
La strada da percorrere dovrebbe essere quella dello sviluppo di un sistema energetico fondato sulle rinnovabili, con impianti sia grandi che piccoli (come per esempio le comunità energetiche). Questo avrebbe il doppio beneficio di svincolarci dalle logiche geopolitiche delle importazioni di gas fossile e ci renderebbe tra i protagonisti della pace nelle zone sfruttate per l’estrazione di queste risorse.
È possibile estendere la nostra analisi, anche prendendo in considerazione due studi attuali, per inserire il caso particolare nella dinamica globale.
L’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha diffuso, recentemente, il “Sesto rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici” dedicato soprattutto alla mitigazione di questo grave fenomeno. Anche in questo rapporto degli scienziati del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite emerge che siamo in estremo ritardo nella riduzione dei gas serra e, come sottolineato dal segretario dell’Onu Antonio Guterres: “Stiamo viaggiando ad alta velocità verso il disastro climatico”. Ancora si potrebbe concretizzare la possibilità (con un grande impegno collettivo) di arrivare alla neutralità delle emissioni tra il 2050 e il 2070, per contenere, in questo modo, il riscaldamento globale tra i 1,5 e 2°C a fine secolo. Verrebbero così neutralizzati scenari catastrofici. Infatti, come descritto dal rapporto ci sono sia le conoscenze che gli strumenti per rendere concreta la transizione ecologica e pensare a un nuovo modello di produzione e sviluppo in tutti i settori.
Stando alle proiezioni dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) nel 2026 le fonti rinnovabili rappresenteranno il 95% della nuova capacità elettrica mondiale (per metà fornita dal solare e fotovoltaico). Inoltre, si prevede, per le economie avanzate, la completa decarbonizzazione del settore energetico entro il 2035. L’Italia, però, sembra puntare a dipendere ancora dal gas fossile. Il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) considera per il 2030 che l’ammontare dell’energia prodotta da gas fossile sarà del 38% e il 55% da fonti rinnovabili. Anche qui sarebbe auspicabile, almeno, un allineamento con i Paesi europei più virtuosi.
Al centro restano le maggiori potenzialità date dal solare e dall’eolico per la decarbonizzazione a costo minore e la lotta alla crisi climatica (know-how e strumenti ci sono). Inoltre, le azioni da mettere in campo per l’occupazione sono svariate: alcune più complesse, ma molte anche facili. Tutto questo sarebbe alla portata iniziando a dirottare le risorse dalle fonti fossili (e per esempio anche dal riarmo) all’economia verde. Oltre alla volontà sarà necessario un fattivo impegno a tutti i livelli.
Esiste una via per coniugare pace, energia e sviluppo con un futuro migliore per tutti, perché esitare a percorrerla?