Il giorno dopo San Valentino, come nella tradizione, festeggiano i single. Per l’autonomia differenziata la festa è rimandata. Il Governo cercherà di salvare il matrimonio contratto, non fosse altro temendo i “disagi” del single, almeno in questo frangente politico, a tratti irripetibile.
Tutti sanno che la questione autonomia differenziata nasce sul flop delle Regioni e con l’introduzione del Titolo V per provare a disinnescare il Federalismo a trazione bossiana. Salvini ha delle “cambiali” da pagare al duo Zaia/Fontana (consenso) e Bonomi/Zoppas (finanziamento). Ma i tempi sono cambiati: da partito padano a partito nazionale non può ignorare quanto sta seminando con successo al Sud.
Dall’altra sponda, la “campagna d’Abruzzo” è stata una “caporetto pentastellata” e Di Maio serra così le fila:
* analisi TAV costi/benefici con conclusione di -7 miliardi euro, opera out;
* decelerazione riflessiva imposta su autonomia differenziata.
Ecco il ritardo di un mesetto; il ddl da portare almeno in Commissione (ma impossibile evitare il Parlamento!); percorso accidentato, visti poi i paletti messi dagli articoli 117÷120 della Costituzione. A pensar male si fa peccato ma a volte si indovina, diceva il gobbo.
Il Vento del Nord, la “Salvini band” e le “madamine” secondo voi hanno creato la questione settentrionale, la richiesta delle 23 deleghe perché interessati a tenere alte le prestazioni sanitarie e scolastiche? Forse anche! Ma… Gli appetiti riguardano il “settore infrastrutture” dove si incassa, prima e durante; e dove si vogliono le “mani libere”: rete ferroviaria, strade, autostrade, porti, aeroporti, energia, costruzioni. Questi appetiti sono trasversali fra le nebbie padane; non a caso vi partecipano anche insospettabili e/o stakeholder di “altra sponda” politica.
Abbiamo fatto tanto come movimento politico, nonostante piccolo. Abbiamo gettato con convinzione la sfida. E, con maggior capacità di “fare squadra” fra i vari strati sociali e politici, si poteva fare di più. Oggi, c’è chi è pronto al ricorso alla Consulta o chi parla di “Comune desalvinizzato” mostrando il petto. Tutto bene per carità, e sgombro il campo da eventuali incomprensioni da parte di “lodevoli indemoniati”. Ma amo giocare in attacco e continuo a ritenere che senza il Sud il Paese non va lontano. Non avrebbe massa critica e cultura dalla sua.
Il Mezzogiorno fulcro del Mediterraneo e Hub per lo Sviluppo è un’opportunità se non un punto di forza, come predico da tempo. E fortunatamente sono in buona compagnia. Vogliamo separarci alla sezione XI del Tribunale Civile? Bene, ma occorre arrivino prima:
– finanziamenti in conto capitale proporzionali alla popolazione, almeno il 34%;
– infrastrutture materiali e digitali lungo tutto lo Stivale senza soluzione di continuità (mobilità merci, persone e dati);
– blocco delle strane vie, con il “decreto sicurezza” di Salvini, affinché rifiuti, non proprio leciti, provenienti da su, possano essere bloccati e non trovare più dimora da queste parti;
– imposta su pizze e sfogliatelle, quando capitate da queste parti.
Ovvio un po’ anche di sana ironia! Per raccogliere magari un sorriso, in questa valle di lacrime. Resta il fatto politico: non credo il M5S voglia sperperare completamente la dote acquisita nel Mezzogiorno. Già questo reddito di cittadinanza è a tinte chiaroscure!
Staremo a vedere; la partita è tutta da giocare, magari anche con il ricorso ai tempi supplementari. Ma senza la lotteria dei calci di rigore.