Obbligare al vaccino sarebbe un errore. Gli italiani ci saranno, ecco perché

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Con il nostro Articolo 32 della Costituzione che fa prevalere la salute come interesse collettivo e indica la via legislativa per aggirare un eventuale dissenso e dopo la sufficientemente solida evidenza di efficacia e sicurezza degli studi di fase 3 sui vaccini anti SARS-CoV-2 si potrebbe “andare per le spicce”: obbligatorietà sopra i 16 anni, per tutti. I giuristi dicono che la giurisprudenza, in maniera largamente prevalente, lo consentirebbe. Il Comitato Nazionale di Bioetica non vede ostacoli teorici alla obbligatorietà, privilegiando equità distributiva e copertura vaccinale ottimale.

Ma, in questa fase, l’obbligatorietà sarebbe un errore. Ragioni culturali (i benefici della scienza moderna), di accettabilità sociale e di condivisione attiva e feconda (la battaglia comune contro il virus) consigliano la via della volontarietà.

Quante volte in questi mesi ci siamo detti che non bisogna sprecare le opportunità di questa dolorosa crisi sanitaria, economica e sociale? Ecco, non bisogna sprecarla neanche per divulgare e diffondere l’idea che la scienza moderna è, ad alta probabilità, la via d’uscita da questa drammatica situazione.

È bene che questo avvenga con una adesione piena delle italiane e italiani. È bene che questo abbia in sé, oltre alla naturale volontà di tutelare la salute di se stessi, anche una diffusa componente umanitaria e solidaristica, di chi sceglie di difendere gli altri dal contagio, dalla malattia e dalla morte.

Un portato di cui beneficeremo su molti fronti, anche extra-sanitari, per molto tempo. Non c’è da temere: le italiane e gli italiani risponderanno positivamente a questa chiamata, qualunque siano le ragioni prevalenti, individuali o collettive.

Le ragioni individuali di chi si vaccina perché osserverà, progressivamente, chi lo fa non si ammala o si ammala meno. Le ragioni collettive dei tanti che sentono quotidianamente questo afflato e in tempi normali lo appagano con il senso civico, il rispetto delle regole, il volontariato eccetera (il capitale sociale).

Bioetici, giuristi, scienziati dibatteranno, e se ne comprendono i motivi, ma la politica, normalmente più incline a trasformare il confronto in litigio (specie con una destra come quella italiana) e il governo attingano da questi confronti tutto ciò che serve per dare ancora più forza a una grande campagna di vaccinazione di massa.

Divulgazione, sensibilizzazione, ascolto e confronto serviranno a convincere gli scettici e gli esitanti in buona fede e a “piegare” le sacche di resistenza a o anti-scientifica.

Il motto dei mesi dei sacrifici più duri della prima ondata della pandemia “andrà tutto bene”, oggi appannato, può trovare nuova linfa passando dalla capacità di muovere un’azione corale, collettiva, convinta con la vaccinazione di massa. Passa dalla mobilitazione delle tante risorse del nostro Paese, dalle evidenze della scienza moderna nata con Galileo e divenuta poderosamente in grado di migliorare la vita dell’umanità dopo i “lumi”, passa dalla fiducia negli uomini sensibili e incapaci di resistere, nella grande parte, alla forza seduttiva della scienza (“Vita di Galileo” scena terza, Bertold Brecht).

A noi sanitari, ancora una volta, tocca un compito speciale: utilizzare il nostro esempio, le nostre conoscenze, i nostri argomenti che utilizziamo nella “alleanza di cura e terapeutica” per spiegare e convincere.

Ai divulgatori e alla stampa la responsabilità storica di raccontare quanto sia importante proteggersi con vaccini testati, efficaci, sicuri, di qualità e in questo modo dare il proprio contributo alla salute degli altri. Come ha detto il Presidente Mattarella, vaccinazione di massa e Recovery Plan sono gli assi della ripresa, della rinascita del nostro Paese. Se questo è, dobbiamo fare in fretta, mobilitarci per arrivare all’obiettivo della vaccinazione di massa il prima possibile (“non sarà il vaccino a salvarci ma la vaccinazione”, è stato detto).

Con le italiane e gli italiani, che ci saranno. Vedrete se ci saranno.

Paolo Trande

Coordinatore di Articolo Uno a Modena. Medico gastroenterologo. Responsabile dello Screening dei Tumori del Colon-retto della AUSL di Modena