La richiesta di Letizia Moratti (neo vicepresidente di Regione Lombardia nonché assessora al welfare al posto dell’inetto Gallera) al ministro della salute di inserire tra i parametri per la distribuzione del vaccino anti Covid-19 il pil delle regioni oltre a dimostrarci il disprezzo per quanto sancito dalla Costituzione in merito al diritto alla salute, oltre a rendere evidente la continuità della politica sanitaria che la giunta presieduta da Fontana intende perseguire ci dice qualcosa di estremamente chiaro e indiscutibile, ovvero che da parte della destra liberista, dei “padroni del vapore”, la lotta di classe non si è mai sopita. Non è stata, con buona pace anche di chi a sinistra lo sostiene da anni, archiviata, anzi è più che mai rinvigorita, proporzionalmente all’indebolimento della rappresentanza delle classi lavoratrici, allo sgretolamento e alla frammentazione del mondo del lavoro, al disprezzo per il dialogo con le rappresentanze sociali, ai tentativi di annullamento del ruolo dei cosiddetti corpi intermedi, i partiti, i sindacati, qualunque struttura organizzata rappresenti e svolga un ruolo di intermediazione tra i cittadini e lo stato e sia, come sancito dalla Costituzione, fondamentale nello sviluppo democratico del Paese.
La lotta di classe che nel ‘900 era l’arma delle classi subalterne per ottenere condizioni di lavoro e di vita più giuste e umane è oggi la clava in mano alla parte ricca del mondo in difesa dei propri interessi e dei propri privilegi.
Qualcuno ancora ha il coraggio di teorizzare che le classi sociali non esistono più, che quindi la lotta di classe non ha più senso nell’odierno mondo globalizzato e interconnesso e invece la realtà è che oggi la più feroce e spietata lotta di classe la fanno quelli che, giustamente, una volta venivano definiti “padroni” perché la “razza padrona” non si è assolutamente estinta, anzi, e ha in personaggi come Letizia Moratti i suoi rappresentanti ed esecutori, e la signora lo ha ben dimostrato tanto da ministra che da sindaca di Milano.
Certo, l’immagine della società odierna e della sua composizione non è la stessa di alcuni decenni fa dove la classe lavoratrice, i produttori, era in grado di rivendicare diritti e di raggiungere sacrosanti obiettivi. Oggi la società è frammentata, il mondo del lavoro è sparso tra mille rigagnoli con differenze abissali e ingiustizie profonde che questa frammentazione porta con sé, abbassando sempre di più le condizioni di lavoro, di vita e di dignità.
Di più ai ricchi e meno, sempre meno, ai poveri: questo è il significato del messaggio che la signora milanese lancia ed è quello che sempre nella sua vita ha portato avanti perché più aumentano i poveri e più i pochi ricchi si arricchiscono.
Il frullatore cui è stata sottoposta la società ha mischiato ceti sociali e classi creando il divario gigantesco che oggi esiste tra una ultra minoranza di ricchi e la platea enorme dei poveri e dei nuovi derelitti, spazzando via per prima una classe media e poi riducendo in molte situazioni a poco più che schiavi quelli che già si trovavano in fondo alla piramide a fare da base sicura per chi invece ne stava ai vertici.
In un Paese dove non ha più senso parlare ancora di “relazioni industriali”, dato che da un lato ormai quasi non esistono più le industrie come si intendevano un tempo e dall’altro non esistono più quelli che dovevano essere gli interlocutori, gli uni dispersi nei mille rivoli del “lavoro moderno” e gli altri usciti dalla configurazione di registi della produzione e quindi in qualche modo del progresso, dediti oggi solo alla speculazione finanziaria finalizzata esclusivamente all’arricchimento, priva di ogni scopo sociale e di ogni traguardo comune, è sicuramente difficile districarsi, ma lo sforzo per riuscirci deve esserci, è oggi più necessario che mai perché la “razza padrona” è sempre al lavoro.
Per tutto questo oggi lavorare per la costruzione di un grande soggetto rappresentativo delle necessità di tutto il Paese, di difesa della parte più esposta e più colpita e impoverita, della rivendicazione e riconquista dei diritti e dell’universalità dell’accesso ai servizi essenziali, primi tra tutti l’istruzione, la salute e il lavoro è un obiettivo imprescindibile e irrinunciabile.
Nessuno si salva da solo e la salvezza di pochi a danno dei tanti è solo una strada che porta al baratro, per tutti, inevitabilmente; pensiamoci con giudizio e determinazione, riprendiamo in mano la lotta di classe, perché è una lotta per tutti, non possiamo permettere che vincano e distruggano il mondo le Letizie Moratti.