Ormai è necessario riconoscerlo: in molte province lombarde siamo giunti alla saturazione degli ospedali. Si stanno facendo sforzi enormi per ampliare i posti ordinari, di terapia intensiva e sub intensiva, ma l’onda delle persone contagiate che abbisognano di cure è più forte della capacità di reagire che finora abbiamo avuto.
Bisognerà fare di tutto per ampliare, nelle prossime settimane, la capacità ricettiva degli ospedali e per ingaggiare nuovi medici, infermieri e altri professionisti della salute. Le misure prese sono significative e vanno nella giusta direzione, ma c’è un ma.
Ormai in molte province della nostra Regione, a diverse persone che denunciano sintomi riferibili al contagio, non si fa il più il tampone e gli si dice di stare a casa e riguardarsi. Il che sarebbe anche ragionevole se la medicina territoriale funzionasse, se non ci fossero numerosissimi medici di base contagiati, se le poche cure antivirali garantite in ospedale si facessero a domicilio.
C’è poi il problema di cui si parla poco che riguarda chi è ammalato di tutte le altre patologie. Si stanno inevitabilmente accumulando ritardi nelle diagnosi e nelle cure che in alcuni casi diventano letali. Il tempo non è una risorsa dilatabile, ci sta giocando contro.
Per questo dobbiamo tutti collaborare per ridurre questa enorme pressione che si è generata sul sistema sanitario. Superata la crisi, a ragion veduta, dovremo fare tesoro anche della tragicità che questa emergenza ha generato, per ripensare le nostre priorità.
Per rivedere anche il sistema sanitario lombardo, le cui qualità, che sono storiche e indiscusse per merito di chi ci lavora, sono state enfatizzate per trarne vantaggio politico da chi ha governato in questi anni la Regione. Una classe dirigente che invece ha avuto la responsabilità di: aver ridimensionato la medicina preventiva, aver indebolito i sevizi territoriali, non aver predisposto per tempo un piano per le emergenze, aver governato il sistema ospedaliero con numeri ordinariamente prossimi alla saturazione, tanto che talvolta anche le normali influenze stagionali lo hanno messo in crisi.