I risultati delle elezioni regionali, la partecipazione tutto sommato di questi tempi significativa al voto referendario, le mobilitazioni per la scuola nel momento impegnativo e delicato della riapertura, l’impegno che tutte le sue componenti stanno mettendo in questa difficile fase, il ritorno in piazza dei ragazzi del Friday for Future, le sacrosante richieste sindacali di rinnovo dei contratti che trovano sponda nel governo, la capacità di questo Paese, nella congiuntura drammatica della pandemia di dimostrare di essere altro dai luoghi comuni di gente tutta pizza, mandolino e coppola, l’attenzione che alcune grandi città stanno sviluppando per una diversa e nuova mobilità rendono un’immagine nuova e diversa dell’Italia e fanno emergere l’esigenza di mettere insieme le tessere di un puzzle virtuoso che certamente fatica ad emergere, che ancora è incompleto, ma che esiste ed è vivo, soprattutto nella quotidianità di questa terra troppo spesso prigioniera della retorica negativa su se stessa che oggi sembra dimostrare quanto buone pratiche siano possibili anche qui.
Chiaramente ci sono anche aspetti che non hanno nulla di positivo, Regioni, poche per fortuna, che non hanno voluto e non sono state in grado di rispondere con il rigore e la serietà dovuta all’emergenza che si sta attraversando, ma nell’insieme il sistema Paese sta tendendo, certo con le unghie e con i denti, ma sta tenendo e tanti comunque sono i nodi ancora da sciogliere primo tra tutti il nodo del lavoro e del superamento della profonda crisi che la pandemia ci ha portato.
Di fronte ad uno scenario grave e complesso e di fronte alla dimostrata capacità degli italiani di affrontare una crisi inedita e spaventosa per le conseguenze che può avere, appare sempre più necessario che la politica e le forze sociali siano in grado di intercettare i reali bisogni, di elaborare le risposte necessarie e di esercitare un ruolo di spinta e di regia.
Il Governo, sostenuto dall’unica coalizione possibile per respingere l’attacco delle destre, deve non solo continuare nel ruolo di corretta direzione contro il virus, ma decisamente entrare in una nuova fase costruttiva di vera e propria ricostruzione abbandonando dispute ideologiche sui fondi europei che invece debbono essere, tutti, utilizzati per lo sviluppo e per la messa in sicurezza del Paese.
Anche se nelle elezioni regionali la coalizione di Governo non si è presentata unita, l’elettorato ha compreso che non sono possibili oggi altre strade e la quasi festeggiata in anticipo vittoria delle destre per 7 a 0 si è trasformata in 3 a 4 che la dice lunga sulla richiesta da parte del Paese di continuità e sviluppo di una politica che non sia basata sull’eterna campagna elettorale, bensì sulla ricerca delle migliori soluzioni possibili.
In questo quadro la necessità del rafforzamento e del consolidamento di un vasto fronte progressista è più che mai all’ordine del giorno per affrontare i temi che si hanno di fronte e questo è auspicabile passi attraverso un ripensamento e un ridisegno delle forze che si rifanno ai temi del lavoro, delle politiche ambientali, della necessaria rappresentanza, dei diritti civili.
All’interno di questo schieramento la presenza di un pensiero ecosocialista, radicalmente riformatore deve avere un ruolo centrale di stimolo e di elaborazione; oggi la questione non è se restare fuori o rientrare in un partito, oggi la questione è lavorare per sviluppare questa coscienza nel campo progressista e in generale nel Paese.