Udienza dopo udienza, il tribunale del Cairo continua nell’assurdo accanimento contro il giovane studente Patrick Zaki prolungando di volta in volta la sua assurda detenzione.
Si sa: ogni regime totalitario e antidemocratico vuole dimostrare di essere inflessibile, di non lasciarsi sfuggire nulla, di rischiare anche di complicare rapporti internazionali pur di rimarcare il proprio dominio sulla società del proprio Paese.
L’Egitto è in debito con l’Italia, un debito grande quanto le sofferenze e la morte che ha dovuto subire Giulio Regeni al quale il regime di Al Sisi non vuole rendere giustizia, per il quale si deve continuare a lavorare e a combattere perché giustizia davvero sia fatta. Ed è in debito anche per la vicenda di Patrick, assurdamente detenuto per la sola colpa di alcuni post sui social di difesa dei dritti, per essere un sostenitore della democrazia, cosa che il regime egiziano non contempla.
L’Egitto è un partner commerciale importante per il nostro Paese, questo si sa, però è assolutamente inaccettabile che l’Italia non faccia valere la sua posizione di Paese fondatore, sulla base di precisi principi, dell’Unione Europea, e continui a commerciare con il Paese nord africano armi e navi da guerra. In Italia ci sono tanti egiziani che lavorano e contribuiscono con le loro tasse e con i loro risparmi sia alla crescita italiana che a quella del loro Paese natale, e nessuno chiede loro alcuna patente di pensiero. Tra i tanti egiziani che studiano e lavorano nel nostro Paese c’era anche Patrick, studente impegnato all’università di Bologna, diventato ormai uno dei nostri ragazzi, un nostro ragazzo che da un anno viene privato della libertà di recarsi nella sua città per stare qualche giorno con la sua famiglia, la libertà di continuare a studiare e a crescere, la libertà di vivere una vita normale.
È davvero inaccettabile che l’Italia non metta in campo iniziative più concrete sui due casi, quello di Giulio e quello di Patrick, è ora che ci sia una svolta concreta nelle relazioni con l’Egitto, che si passi ad azioni concrete chiedendo che l’Europa intera le accompagni e le faccia proprie.
C’è un ragazzo che sentiamo nostro detenuto illegalmente da un anno, c’è un nostro ragazzo trucidato dai servizi egiziani solo perché svolgeva il suo lavoro di ricercatore. C’è una procura che indaga sugli assassini di Giulio scontrandosi da anni ormai con la magistratura egiziana: una situazione davvero imbarazzante per il nostro Governo, per il nostro Paese.
Si pretenda verità e giustizia per Giulio e si pretenda la scarcerazione di Patrick. Non si può più attendere oltre, non sarebbe giustificato, non avrebbe motivo alcuno.
Non sono questioni di seconda linea, sono questioni basilari nei rapporti tra i paesi mediterranei. Faccia i passi dovuti il Ministero degli esteri, il Governo conceda subito a Patrick la cittadinanza italiana e reclami all’Egitto la liberazione di un suo cittadino, subito senza ulteriori attese.
Non ne va in queste vicende solo la posizione del nostro Paese, ma dell’Europa intera, della convivenza civile tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, se vogliamo che “Mare nostrum” non sia una proprietà di pochi, ma un valore condiviso, davvero.