«Tutto è impossibile, fino al momento in cui accade», citando Nelson Mandela, Bernie Sanders ha contrastato il pesante fuoco amico degli altri candidati alla nomination democratica in un recente dibattito televisivo. Infatti, il senatore del Vermont vincendo due primarie su tre, è avvertito dagli altri sei sfidanti come il favorito. Un primo momento della verità sarà il Supermartedì 3 marzo (SuperTuesday) in cui voteranno quattordici Stati (anche di grandi dimensioni come Texas e California). In una sola tornata, pertanto, si assegnerà un terzo dei delegati (1.357 su 3.979); per vincere la nomination democratica sono necessari 1.991 delegati. Bernie Sanders appare ben corazzato per respingere gli attacchi, mentre gli altri candidati appaiono grigi, compreso l’atteso Michael Bloomberg, e nonostante l’acuto lanciato da un azzoppato Joe Biden in South Carolina.
Bernie Sanders è riuscito a dare nuovo impulso a un movimento di giovani che guardavano con sfiducia verso il futuro. Con grande energia sta portando avanti un programma radicale e rivoluzionario per i contenuti: Green New Deal, sanità pubblica per tutti, economia sostenibile, salario minimo di 15 dollari, separazione tra finanza speculativa e commerciale, istruzione universitaria gratuita, lotta ai cambiamenti climatici. Non ha problemi a dichiararsi socialista, e di contrastare lo strapotere dell’1% ricchissimo che spinge sempre più in basso il 99% della popolazione.
Quando i giornalisti chiedono a Bernie Sanders come farà a far passare le sue riforme sociali, lui risponde: lo renderò possibile con la mobilitazione popolare, portando in strada milioni di persone che chiedono l’aumento del salario minimo, l’educazione gratuita, un sistema sanitario nazionale gratuito.
Alexandria Ocasio-Cortéz, che afferma che il socialismo rappresenta il nuovo che proietta nel futuro, vede in Sanders la persona che rende possibile questo salto in avanti. Inoltre, Bernie ha indubbiamente, rispetto agli altri candidati, la più concreta capacità di portare al voto la grandissima mole della working class e di quanti (soprattutto negli Stati chiave) sono confinati nel non voto. In aggiunta, la vittoria in Nevada fissa il punto dell’allargamento del suo elettorato anche tra gli ispanici, gli afroamericani e i moderati. Altri segnali positivi? Assolutamente sì: il New York Times inizia a vedere come favorito Sanders e il Partito Democratico a stelle e strisce si sta posizionando più a sinistra rispetto a quanto fosse prima.
Nell’eventualità della vittoria della nomination Bernie Sanders sfiderebbe Donald Trump nella corsa alla presidenza nel voto del 3 novembre. Il confronto, quasi in una nuova lotta di classe, sarebbe tra il vecchio capitalismo (che sta mostrando tutti i suoi devastanti difetti) e un nuovo modello di società e di sviluppo.
Comunque vada la corsa alla nomination democratica, Sanders e il suo gruppo continuerà a ispirare quanti in politica si battono quotidianamente per il vero cambiamento e il bene di tutti nessuno escluso.
La sinistra anche nel vecchio continente ha bisogno di modificare la sua azione e agenda in riferimento a: lavoro, politiche industriali, ambiente, nuove tecnologie, diritti, modello di sviluppo. Pertanto, proviamo a sentirci tutti un po’ più Bernie, e mettiamo in campo tutti insieme nuove idee un po’ più rock abbandonando vecchi ritornelli ormai odiati dalla maggior parte delle persone. Come dimostrano le tante iniziative, infatti, c’è voglia di impegno diretto e la politica ha la possibilità di raccogliere la sfida e convertire le energie positive in processi di cambiamento reale.