Ho letto con interesse l’articolo di Anna Starita e Giampiero Iudicello pubblicato qualche giorno fa su questo Magazine e credo che ci sia qualche ulteriore considerazione da fare sulle Partite IVA a supporto del loro ragionamento.
Se ci vogliamo candidare a rappresentare una classe di lavoratori di cui una parte è senz’altro composta da nuovi poveri, dobbiamo fare proposte volte a semplificarle la vita e a favorirne l’azione.
Questo governo ha messo, giustamente, nel mirino la lotta all’evasione, obiettivo potenzialmente non difficile grazie alla fatturazione elettronica, l’accesso al sistema bancario e l’enorme quantità di dati che gli intermediari trasmettono all’Agenzia delle Entrate (Liquidazioni periodiche IVA, Dichiarazioni dei redditi, 770, eccetera).
La fatturazione elettronica però non riguarda circa 2 milioni di Partite IVA, ossia i forfettari (coloro che fatturano meno di 65 mila euro e hanno optato per una tassazione sostitutiva) e questo è senz’altro un limite a un sistema che appare quindi monco e che ci potrebbe portare a risultati strabilianti in un’ottica di contrasto all’evasione.
Sarebbe necessario che tutti i possessori di Partita IVA dal 2020 si dotassero di questo strumento, al fine di avere una banca dati con tutte le transazioni fatturate a cui si aggiungerà l’obbligo, già previsto, di trasmettere i corrispettivi. Sui contribuenti di minori dimensioni si potrebbe ipotizzare un sistema su base volontaria a fronte di una premialità in termini d’imposta per non gravare sulle loro ridotte dimensioni.
Altro tassello fondamentale sarebbe alleggerire il carico burocratico sulle partite IVA, dal momento che quasi tutto verrebbe tracciato, e che esso costituisce un costo inutile che ogni anno devono affrontare.
Se si volesse poi andare davvero incontro ai titolari di Partita IVA bisognerebbe ripensare il meccanismo dei saldi e degli acconti che crea vere e proprie sperequazioni; non si può pensare che le tasse si paghino a luglio dell’anno successivo (o a settembre come quest’anno) e che si chieda, insieme al saldo sull’anno concluso, un acconto per l’anno in corso che è di fatto pari al 100% dell’imposta dell’anno precedente. Bisognerebbe creare un sistema tale per cui, attraverso ritenute d’acconto (come già avviene per i professionisti e le ristrutturazioni), vi sia una trattenuta alla fonte; questo creerebbe tre vantaggi evidenti:
- Calerebbe l’evasione in modo immediato (se la ritenuta fosse effettuata dalle banche si avrebbe in modo automatico su ogni pagamento)
- Si garantirebbero flussi in entrata allo Stato tutti i mesi
- I titolari di Partita IVA farebbero in dichiarazione solo un conguaglio d’imposta che gli consentirebbe una minore uscita finanziaria in sede di dichiarazione.Questa proposta dovrebbe avere come naturale conseguenza che laddove ci si trovasse a credito, lo stesso dovrebbe essere utilizzabile da subito senza lungaggini e costi da sostenere, mentre oggi, a causa di alcuni comportamenti disonesti recuperare un credito può essere particolarmente complicato e oneroso.Una riforma in questo senso consentirebbe in tempi brevi di cambiare la vita lavorativa ai molti giovani che oggi faticano ad arrivare a fine del mese e darebbe allo Stato un’arma potentissima contro l’evasione fiscale.