La destra, quelli che una volta chiamavano i “giornaloni” e anche parte delle forze che compongono la maggioranza di governo si stanno scagliando anima e corpo contro la costruzione di un rapporto più saldo e duraturo dell’alleanza che oggi governa il Paese, lanciano accuse a raggio ampio, al Pd perché si farebbe “infinocchiare” dai Cinque stelle, al Movimento perché tradirebbe la sua natura, alla sinistra perché sarebbe succube di trame altrui.
D’un tratto tutti indignati per la svolta dei grillini, per la loro scelta di essere parte politica attiva nella direzione del Paese facendo finta di non comprendere la rottura del quadro politico che si è consumata un anno fa con il suicidio politico di Salvini al sole di Milano Marittima, facendo finta di non comprendere che da allora è iniziata una fase nuova, che di lì a pochi mesi avrebbe messo a dura prova chi ha tentato, per il momento riuscendoci, di governare segnando nei mesi drammatici della pandemia un’alternativa concreta e apprezzata in tutto il mondo a quella che avrebbe potuto essere la gestione alla Bolsonaro di una direzione leghista.
La composizione e la strutturazione di un’alleanza strategica tra il centro-sinistra e i cinque stelle non può che essere nell’ordine delle cose, approdo naturale di una collaborazione di governo che nonostante i limiti e le contraddizioni che un’unità tra forze diverse palesa porta con sé la volontà e l’impegno di cambiare il Paese a partire proprio dalla tragica esperienza della lotta alla pandemia, che non è conclusa, ma che è al momento sicuramente ben incanalata e governata.
Nei vecchi film western nei saloon spesso compariva il cartello “non sparate sul pianista”: bene oggi chi non ritiene adatta alla situazione la musica del pianista contrapponga una musica diversa invece di limitarsi, con ferocia, a bacchettare gli spartiti altrui, renda leggibili le idee alternative che certo non possono essere rappresentate dalla presentazione alle elezioni regionali di un qualche Scalfarotto qualsiasi.
Lo sforzo per rendere tangibile sul territorio l’alleanza romana significa trasporre sui territori l’idea di governo che nel bene e nel male sta uscendo da questo particolare momento senza nascondere le differenze, ma partendo da quanto unisce, coltivando l’idea di una nuova stagione di elaborazione e di partecipazione attiva.
Estendere l’alleanza del Governo centrale al Governo delle regioni significa rafforzare un percorso alternativo alle destre che giorno dopo giorno si rendono e si manifestano sempre più estreme, significa voler affrontare i temi delle necessarie riforme, a partire dal terreno della sanità pubblica tanto messa a dura prova da un regionalismo sordo ai bisogni reali della popolazione, significa affrontare i temi della necessaria ripresa con la dovuta attenzione alla tenuta e allo sviluppo dell’occupazione, ai temi del lavoro e dello sviluppo e dell’avvio di una politica di responsabilità ambientale vera e non solo enunciata.
Non è semplice e l’esito non è scontato, ma oggi non esiste alternativa se non lo sguaiato urlare della destra, ma è questo il terreno sul quale gettare tutte le proprie forze e le proprie risorse.
Senza nulla togliere a chi ha ben governato la Bce e la crisi dettata dal Covid, lo sforzo necessario deve essere quello di riuscire a dimostrare, traducendo il tutto in azione concreta, che i veri “draghi” siamo noi.