Plaudo all’iniziativa del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, realizzata con Casa Leopardi e il comune di Recanati, di celebrare con un flash mob a Recanati e con numerose altre iniziative in tutto il Paese i duecento anni dell’”Infinito”, il testo con cui la letteratura italiana è diventata moderna, il primo testo filosofico letterario. Leopardi ha molto, moltissimo da insegnarci.
Più di quello dei primi idilli amo l’ultimo Leopardi, che si innamora della sua Aspasia e poi va a Napoli e rivendica tutto ciò che è contro il falso progressismo della civiltà borghese contemporanea. La palinodia, le canzoni sepolcrali e poi i canti ai piedi del Vesuvio, “Il tramonto della luna” e “La ginestra” (si dovrebbe amare Napoli anche solo per questo). Perché in questo ultimo Leopardi c’è la lotta, la solidarietà, il riscatto, l’ostinata resistenza della vita di fronte all’infelicità e all’oppressione della natura. La proposta di un’alleanza di verità e mutuo soccorso tra i fragili.
Questa iniziativa di festeggiare i duecento anni dell”Infinito” è però importante. Che sia il segno non sporadico di un nuovo interesse per le nostre radici letterarie. Straordinaria ode all’immaginazione, all’indeterminatezza, al potere dell’immaginare e al potere della memoria. Di una poesia che sopravvive nel ricordo del passato. Lasciate fare, Leopardi è davvero il nostro primo maestro.