Quasi ogni giorno veniamo informati sull’innalzamento della temperatura globale, sullo scioglimento progressivo dei ghiacciai, sul cambiamento dei monsoni, sull’innalzamento del livello dei mari e sull’intensificazione delle periodo di siccità e alluvioni. Ma non sempre è tenuto nella giusta considerazione il fatto che il cambiamento climatico sta diventando uno dei fattori fondamentali di qualsiasi analisi geopolitica sul mondo di oggi. Infatti, non è possibile comprendere pienamente i conflitti di potere attuali senza considerare quanto siano concretamente influenzati anche dai cambiamenti nell’assetto geofisico dei territori prodotti dall’innalzamento delle temperature e dalle relative conseguenze sociali e politiche. Le stesse possono essere molto diverse a seconda delle aree geografiche in cui si manifestano. Pertanto, se il riscaldamento è un fenomeno globale, i suoi effetti sono specifici e differenziati. Studiare gli effetti dell’innalzamento delle temperature può rappresentare una delle chiavi per decifrare le ragioni dei conflitti attuali e del futuro. Anche la caccia alle risorse naturali (per esempio l’acqua) è un catalizzatore di guerre destinato a diventare sempre più imperante nei prossimi anni.
Il riscaldamento dell’atmosfera causato dalla concentrazione dell’anidride carbonica (CO2), che secondo alcuni studi nella seconda metà di questo secolo sarà raddoppiata rispetto al livello presente prima della Rivoluzione industriale, è un fenomeno diffuso destinato a incidere su tutti gli aspetti della vita associata e sulle relative strutture istituzionali e politiche. Il cambiamento climatico indubbiamente incide fortemente sugli ecosistemi provocando scarsità di risorse naturali e di mezzi di sostentamento, degrado ambientale, catastrofi causate dal ripetersi di eventi eccezionali. E, inoltre, dovrebbe essere considerato come un elemento sempre più significativo per la sicurezza globale poiché rende più instabili situazioni critiche, genera aspri disordini sociali e conflitti violenti a più livelli. Inoltre, un altro fattore poco analizzato e dibattuto del fenomeno delle migrazioni riguarda proprio gli aspetti collegati ai cambiamenti climatici.
Si dibatte diffusamente sul fatto se fenomeni atmosferici di grande entità possono innescare disordini e guerre a livello globale. Alcuni studiosi, in questo contesto, prefigurano uno scenario geopolitico in cui l’acuirsi delle catastrofi ambientali potrebbe spingere le società capitalistiche a dare forma a un “Leviatano Climatico” – una sorta di super governo planetario – finalizzato a introdurre misure autoritarie nell’interesse della vita sulla Terra, ma che invece, concretamente, serviranno a garantire alle élite di salvaguardare il proprio stile di vita. Perciò, nella valutazione geopolitica del cambiamento climatico è necessario considerare la peculiarità di continenti e nazioni diverse, anche sotto il profilo sociale ed economico.
È pur vero che la conoscenza di tutti questi rischi è ancora incompleta, ma sarà uno dei cardini principali dell’analisi strategica nel prossimo futuro, lo dimostra, tra l’altro, l’interesse delle maggiori potenze mondiali nell’impiegare risorse nello studio delle conseguenze geopolitiche del cambiamento climatico. Si tratta, dunque, di una delle chiavi di lettura fondamentali per comprendere ciò che accade oltre il contesto europeo. E anche di un valido strumento di analisi per determinare il programma degli impegni da prendere a livello globale: attraverso azioni che abbiano effetti nei prossimi anni, con attività strutturate sia con il contributo della società civile che naturalmente dell’Unione europea nella sua interezza.