In una situazione cosi complessa, in cui governare l’inedito e l’emergenza è estremamente difficile, a guidarci non può che essere il buon senso, la voglia di agire come comunità, la consapevolezza della posta in gioco che investe l’intera umanità.
Per la prima volta dopo il conflitto mondiale, le tragedie che ci raccontano di guerre, di povertà di bambini che muoiono, con protagonisti che non siamo noi e che dal sicuro delle nostre abitazioni guardiamo come fossero un “reality” entrano nelle nostre case, nella nostra vita. Per la prima volta del “reality “siamo i protagonisti, chiusi in casa o in trincea, con i nostri ospedali in sofferenza, con i camion carichi dei nostri morti.
Le città, i paesi, le metropoli, Milano, New York, Nuova Delhi, Berlino sono uguali, con le strade deserte a scandire un tempo sospeso, un presente incerto, impaurito, con domande che il più delle volte non hanno risposte. Stanno crollando certezze e dogmi che nessuno osava mettere in discussione.
In questa grave emergenza denunciare le cose che non vanno è giusto, è giusto che lo facciano anche tutti quelli che hanno responsabilità istituzionali, per smuovere e per cercare soluzioni.
La nostra piccola comunità, animata però da una grande passione e tensione, ha provato, con una lettera aperta a De Luca del 21 marzo e con un comunicato del 23 marzo, ad avanzare proposte e a segnalare i problemi esistenti negli ospedali, il tema della tutela dei lavoratori, la necessità di prevedere più tamponi e di coinvolgere anche i laboratori privati, di reperire strutture da utilizzare per chi è posto in quarantena, ha segnalato inefficienze e ritardi nella struttura tecnico amministrativa delle ASL; ha chiesto di predisporre, – d’intesa con il Governo – misure a sostegno degli invisibili e per chi lavora in nero, giacché la tenuta sociale del Paese e dello stesso Mezzogiorno passa anche dalla capacità di saper leggere questa realtà .
A tutti noi stanno arrivando tanti messaggi che ci segnalano situazioni di gravi inefficienze, intollerabili ritardi per conoscere l’esito dei tamponi effettuati, per le ore di attesa per un’autoambulanza attrezzata. Quelli che mi sono giunti da due medici questa mattina, impegnati in prima linea, mi hanno particolarmente colpito: descrivono una situazione davvero pesante e inaccettabile.
La confusione dei ruoli e delle responsabilità che sta emergendo, il trincerarsi nel silenzio e il barricarsi nel chiuso delle stanze da parte di alcuni dirigenti amministrativi delle ASL nei confronti di chi chiede risposte, esponendosi nelle attività di cura non è uno spettacolo edificante, né eticamente accettabile. Ognuno deve sapersi assumere le proprie responsabilità!
Ci sono ritardi del Governo negli approvvigionamenti? La Campania fa bene a chiedere di più e più celermente. Ma ci sono anche ritardi che dipendono dal livello regionale sui quali quelli che ne hanno la responsabilità devono impegnarsi di più. In una situazione generale di scarsità di risorse bisogna saper gestire al meglio quelle che si hanno a disposizione.
Lo sforzo tra Regioni e Governo centrale deve essere comune, altrimenti il rischio è che si urli solo per fare rumore.
La nota del Governo di oggi, dopo l’allarme di De Luca su quanto e cosa è stato già inviato in Campania, quantitativi sicuramente insufficienti, aiuta a continuare il confronto su un terreno più costruttivo, così come il decreto di ieri del governatore campano che proroga fino al 14 aprile tutte i divieti e le limitazioni per contenere il propagarsi del contagio, dimostra che la Regione e il Presidente si stanno muovendo su questo con attenzione e tempestività. È questa la strada su cui continuare a costruire la collaborazione insostituibile tra Governo nazionale, le comunità locali e le Regioni.