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È il tempo della sinistra/2: sostenere l’Ucraina e costruire il dopo guerra

| Articolo Uno

Un mondo nuovo, da imparare a leggere in fretta per esserne all’altezza. L’urgenza per la sinistra di costruire un pensiero autonomo e forte, mettendosi in ascolto e mettendo in comune la sua stessa ricerca e le idee che produce. Molto di più del congresso di Articolo Uno, dunque, nella riflessione sugli scenari della politica estera voluta da Roberto Speranza a partire dalla sua mozione, che si è svolta ieri di fronte alla direzione nazionale del nostro partito con la presenza di Lucia Annunziata, Susanna Camusso, Massimo D’Alema, Umberto De Giovannangeli, Ferdinando Nelli Feroci, Alberto Negri, Nicola Pedde, Arturo Scotto.

Il punto di fondo comune sulla guerra in corso: idee chiare sull’aggressione e sulle responsabilità della Russia, giusto il sostegno alla resistenza ucraina ma serve anzi è urgente porsi il tema di una via d’uscita, cominciando a costruire un nuovo equilibrio per il dopo guerra che sia accettabile e sostenibile per tutte le parti. E l’Europa in questo deve giocare un ruolo e una responsabilità.

All’ambasciatore Nelli Feroci è stato affidato l’inquadramento geopolitico generale, a partire dal “miracolo di Putin”, che ha compattato un’Europa da sempre divisa sul rapporto con la Russia tra la sua parte orientale e scandinava che la sentono come una minaccia e quella meridionale e più occidentale per cui essa è un’opportunità e un formidabile fornitore. Quanto durerà l’unità dell’Europa? Cosa si muove sotto la compattezza di queste settimane? Perché la linea dura sulle sanzioni, bisogna saperlo, non ha un costo uguale per tutti.

E proprio dalla questione energetica è ripartito il giornalista e analista Alberto Negri, ricordando che per uscire dalla dipendenza energetica dalla Russia ci vogliono anni, e ci vuole un piano, una strategia nazionale. Ricordando che gli altri paesi ai quali potremmo ricorrere, come la Libia ad esempio, non sono certo modelli di stabilità. Quanto allo scenario ucraino, la difficoltà principale adesso è capire certo quali siano gli obiettivi di Putin, sicuramente spiazzato dalla forza della resistenza ucraina, ma anche quali siano gli obiettivi degli americani, non necessariamente coincidenti del tutto con quelli europei. Il rischio di una guerra lunga, di un Afghanistan nel cuore dell’Europa, capace di innescare nuovi focolai di instabilità, è concreto.

Lucia Annunziata ha sottolineato come l’Ucraina fosse preparata alla guerra, probabilmente grazie a concreti aiuti americani, e come la forza della strategia di sbarrare agli invasori l’accesso dal mare abbia in parte fiaccato la forza iniziale dell’aggressione russa, costringendola a spostare le truppe di terra da Kiev alla zona di Mariupol e Odessa. La forza della resistenza ha sorpreso gli stessi Stati Uniti, che oggi sono incerti e forse divisi nei loro vertici politici e militari su quale sia lo scenario sul quale scommettere e su come gestirlo. Ma mentre una guerra lunga potrebbe non dispiacere agli americani, per l’Europa questo avrebbe ricadute fortissime sul piano dell’indipendenza energetica e non solo.

È Massimo D’Alema a richiamare a questo punto la necessità di costruire uno scenario sostenibile di uscita dalla guerra. Uno scenario in cui il rapporto con la Russia rimane necessario. Questo non significa assolvere Putin (che anzi è il frutto di un rapporto trentennale sbagliato dell’occidente con la Russia) ma dare alla Russia la possibilità di farsi protagonista di un nuovo equilibrio. Mentre attua le sanzioni e sostiene la resistenza ucraina, l’Europa deve muoversi per una nuova conferenza sulla sicurezza e per una strategia che non sia fondata solo sull’espansione della Nato, mandando in questo modo un segnale anche a quella parte dell’élite e dell’opinione pubblica russa che si pongono domande su quanto Putin sta facendo. Perché le guerre si fermano quando si vede un “dopo”.

Nicola Pedde, direttore dell’Institute for Global Studies, ha inquadrato il conflitto ucraino nello scenario generale, mettendo in luce i rischi di una crisi alimentare che investirebbe il sud di un mondo di cui l’Europa continua a credersi il centro ma che in realtà sta cambiando rapidamente sotto i nostri occhi, come dimostra il voto dell’Onu sull’invasione russa. Il continente africano, da anni oggetto da parte dell’Europa di una strategia completamente securitaria e non più cooperativa e penetrato profondamente dagli investimenti russi e cinesi, ha visto crescere un sentimento fortemente antieuropeo e in particolare antifrancese che può preparare nuovi scenari.

Secondo il giornalista Umberto De Giovannangeli sarebbe ripugnante una sinistra che contrapponesse alle foto di Bucha quelle dei cadaveri dei bambini palestinesi, iracheni, yemeniti. Ma allo stesso modo la sinistra deve rifiutare il relativismo dell’accoglienza verso i profughi, che non può avere un valore e un criterio diversi a seconda della loro provenienza etnica. Dopo Bucha, prosegue De Giovannangeli, occorre prima di tutto fermare la mano del carnefice. Interrogarsi sul dopo va bene, ma al tavolo negoziale si dovrà tenere conto di qual è stato il ruolo dell’aggressore.

Infine Susanna Camusso, oggi responsabile esteri della Cgil, si è detta colpita dalla decisione tedesca sul riarmo e preoccupata che il prezzo economico della crisi crei nuove disuguaglianze, nuove iniquità e un nuovo razzismo per la presenza dei profughi. L’Europa si deve occupare di politiche sociali, o il rischio di una nuova ondata di destra è forte perché il nazionalismo nasce dalla paura, ha detto Camusso. E deve disegnare da protagonista un nuovo ordine mondiale che rimetta in equilibrio gli scenari.

La ricerca continua, hanno concluso Speranza e Scotto ringraziando gli intervenuti. In un dibattito tutto concentrato sul presente, ha ricordato il coordinatore di Articolo Uno, la politica deve saper guardare avanti: lavoriamo per riaprire il negoziato, per arrivare a una pace giusta dove l’Europa svolga un ruolo decisivo per una nuova politica di cooperazione, sviluppo e sicurezza comune. Anche per questo facciamo un congresso e questo congresso sarà un appuntamento importante. Le riflessioni sulla mozione Speranza proseguono in forma pubblica stasera alle 20, sul canale YouTube di Articolo Uno, con Maurizio De Giovanni, Andrea Riccardi, Antonio Scurati e Monica Guerzoni.

Chiara Geloni

Giornalista mai neutrale, per passione e per scelta. Onestà verso il lettore è dichiarare il proprio punto di vista. Dirige questo sito. Apuana.