Sabato a Roma in una bellissima e partecipata assemblea nazionale Articolo Uno si è ritrovata per discutere dei temi fondamentali della propria azione politica.
Pochi mesi fa a Bologna, prima delle elezioni europee, Articolo Uno si assunse una prima grande responsabilità: la scelta di candidare due propri esponenti nella lista del Pd-Pse e di appoggiarne altre di area per affinità di idee e di programmi. In particolare si scelse di appoggiare Pietro Bartolo, che, grazie al suo impegno immenso nel soccorrere i migranti, ha ottenuto un ottimo risultato.
La candidatura nelle liste del Pd è stata una scelta sofferta che ha portato alla consapevolezza, emersa ieri nei tanti interventi, della necessità di essere soggetto autonomo e indipendente. L’astensione ancora una volta è stata la vera grande vincitrice della tornata elettorale. La gran parte degli italiani non si sente rappresentata da alcun soggetto, partito o movimento che sia. Purtroppo questa loro posizione è comprensibile. Intere categorie sono state abbandonate. È su questo che dobbiamo lavorare. È nostro dovere parlare a loro. Lotta all’evasione, progressività fiscale, servizio sanitario nazionale, istruzione pubblica, sono temi che hanno contrassegnato le esperienze di governo di chi compone Articolo Uno.
C’è un “però”: tali temi vanno declinati nel contesto socio-economico che stiamo vivendo oggi. Quella riconnessione sentimentale non si può creare se ai cittadini non arriva la nostra proposta. Come Federico Conte ben sta declinando la battaglia al regionalismo differenziato con una controproposta, così si deve fare anche per altri temi.
Se davvero vogliamo rappresentare gli ultimi, quelli rimasti schiacciati dalla crisi economica e da scelte politiche di cui anche noi siamo colpevoli, dobbiamo avere il coraggio di declinare le nostre proposte: più scaglioni per la determinazione dell’IRPEF; un diverso modello di deduzioni e detrazioni, che ad oggi favorisce solo i ricchi; più tutele contributive e assicurative ai giovani delle partite iva, perché non è sufficiente determinare l’imposizione al 5 o al 15% se poi questi non sono in grado di pagare le casse nazionali o la gestione separata INPS per gli esigui guadagni; un serio lavoro con i sindacati per determinare la categoria dei lavoratori parasubordinati e una vera lotta alle finte partite IVA, con pesanti sanzioni ai datori di lavoro che costringono i lavoratori ad accettare queste imposizioni; più investimenti sulla sicurezza nel mondo del lavoro perché non è normale in un paese civile che ogni giorno perdono la vita 3 lavoratori; una seria lotta alla disoccupazione giovanile e un piano di sviluppo economico per le aree in difficoltà del Paese e più investimenti nella scuola e nell’istruzione perché in una società dove tutto va veloce, dove i genitori per cercare di arrivare a fine mese sono costretti a doppi e tripli lavori, a straordinari e pertanto non hanno tempo da dedicare ai figli questi ricevono la loro formazione culturale a scuola.
Dobbiamo avere il coraggio di far parlare chi di noi conosce e vive sulla propria pelle queste condizioni.
Il distacco diminuisce anche se siamo in grado di dire in un determinato modo queste cose. Carofiglio ha ben spiegato come il linguaggio sia fondamentale: chiaro, netto e comprensibile, capace di convogliare energie morali.
Dobbiamo avere coraggio di fare proposte forti, prendere posizioni nette e se necessario anche mettendo in difficoltà il nostro possibile alleato. Il governo è destinato a durare perché Lega e 5 Stelle stanno portando avanti i loro obiettivi più importanti (regionalismo differenziato e taglio dei parlamentari) e l’opposizione di centrosinistra è completamente impreparata a questo.
“Diventare l’alternativa” significa proprio questo.