Reggio Emilia. Dal Pd a Mdp, ragioni di una scelta

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Lanfranco, ci spieghi la sua adesione iniziale al Partito Democratico. Quali le ragioni?

Ho aderito al Partito Democratico nel 2009, non avendo potuto farlo al congresso fondativo dell’ottobre 2007, dato che all’epoca avevo meno di 16 anni. In quella fase sono stato convinto dalle proposte di Ignazio Marino, che ho sostenuto nel mio primo congresso e che per me è rimasto un punto di riferimento importante anche negli anni a seguire. Mi convinceva la proposta di un partito laico, che pensasse a una politica più moderna e attenta alle istanze della società civile di sinistra.

Strada facendo cos’è cambiato?

Successivamente sono passato tra i vari congressi nazionali e locali, in cui sono sempre stato minoranza, e l’attività di base nel circolo PD centro storico di Reggio Emilia, di cui sono diventato segretario nell’autunno 2013. Contemporaneamente ho fatto servizio come volontario a Festareggio, prima al bar e poi come responsabile della libreria, e dato il via alla Festa Democratica del centro storico di cui ho curato 5 edizioni. Tutto ciò fino a quando la linea politica del PD è diventata incompatibile con le mie idee e ho deciso di uscire.

Quanto ha influito la leadership di Renzi?

La leadership di Renzi è stata decisiva sia nel metodo, sia nel merito politico. Dal punto di vista del metodo, pur essendo sempre stato in minoranza, non ho mai percepito il disinteresse quasi sprezzante per le idee altrui che c’è stato in questi ultimi anni. Renzi non riesce o non vuole interpretare il suo ruolo come mediatore di storie, idee e anime diverse che naturalmente dovrebbero convivere in un grande partito della sinistra a vocazione maggioritaria come voleva essere il PD. Dal punto di vista del merito poi le proposte di stampo neoliberista e di riduzione della presenza del pubblico nella vita dei cittadini, tramutate in riforme spesso fallimentari, mi hanno visto decisamente contrario, su tutte la riforma costituzionale a cui ho votato convintamente No.

Nel gruppo consigliare del PD come si è trovato? In più occasioni non ha seguito il voto del gruppo.

Con il gruppo PD in Comune ho lavorato bene perchè è sempre stato guidato in un’ottica di rispetto delle varie posizioni, con uno stile molto diverso da quello del nazionale. Ho sempre votato le delibere e gli atti fondamentali per l’azione politica della giunta, mi sono smarcato a volte su temi che avevo particolarmente cari come è stato per l’acqua pubblica.

Poi il suo addio al PD per aderire al Mdp, cos’ha fatto maturare la sua scelta?

Sentivo il bisogno di proseguire la mia attività politica, per cui conservo una grande passione, nell’ambito di un partito di centrosinistra che rispondesse ai miei valori e alle mie idee. Ho condiviso la nascita di Articolo 1- MDP con tanti amici e compagni reggiani e non solo, in particolare penso alla figura di Enrico Rossi a cui mi sono avvicinato con stima e condivisione delle proposte politiche da più di un anno.

Che tipo di consenso crede che possa intercettare il Mdp?

Credo che in questa fase Articolo 1 debba essere un movimento aperto a contaminazioni e nuove adesioni. Il movimento ha la forza di recuperare voti dall’astensione, dai delusi del PD o da chi a suo tempo decise di non entrarvi nemmeno, ma anche da chi ha votato M5S perchè interessato a temi ambientali o ai diritti civili e sociali. Penso che questo possa interessare molti, soprattutto in regioni come la nostra che hanno una storia solida di partecipazione politica a sinistra.

Cosa risponde a chi vi accusa di aver spaccato il PD per interessi legati ai personalismi?

E’ difficile sostenere che la spaccatura sia avvenuta per interessi personali. Facendo questa scelta ci siamo buttati in mare aperto senza certezze sui singoli percorsi, ma scommettendo sulla possibilità di riavvicinare molte persone alla buona politica. Mi sembra che l’interesse personale in campo sia stato invece quello di Matteo Renzi, che per non rischiare di perdere il suo ruolo in un congresso vero e aperto ha preferito lasciar andare via dal PD una parte consistente, sia sul piano culturale sia di rappresentanza sociale.