Lo dico il giorno dei Partigiani: non sarò mai super partes

Lettera al Pd di Matteo Mangili

Da giorni si parla molto del “modello Milano” e da molti viene adattato per farlo calzare a pennello alle personali interpretazioni e convinzioni. Gli stessi poi esultano per il risultato di Macron che pare essere proprio l’antitesi a quel modello. Oggi poi è il giorno dei partigiani e con tutto il rispetto dovuto mi preme sottolineare come il “modello Milano” sia un modello “partigiano” di centrosinistra e non un esperimento super partes che tenta di superare, riunendo al centro, pezzi di destra e di sinistra.

Proverò qui a spiegarvi perchè il “modello Milano” è frutto di una costruzione costante e perchè se davvero lo si vuole prendere ad esempio bisogna considerarlo come un’isola nel mare mosso centrosinistra.
Quello che qui abbiamo contribuito a costruire è un modo di stare insieme, è un’idea della politica che va oltre noi stessi e si basa solamente sulla generosità delle persone che l’hanno fatto nascere e che proveranno a portarlo avanti. La generosità che comprende ascolto, proposta, confronto e rispetto è il “modello Milano”.

A dare il via fu Giuliano Pisapia ad accendere il modello, fuori dal PD, ma con la consapevolezza che senza PD non sarebbe stato possibile. Fu complicato per noi democratici sostenere Pisapia dopo la sconfitta alle primarie, ma il gruppo dirigente di allora scelse per il bene della città e si mise (c’ero anche io tra molti) al servizio di un obiettivo più alto, conquistandolo e mettendo in secondo piano la propensione allo sfascio, le identità, le velleità individuali.

Accadde perchè tutti si aveva la consapevolezza di dovercela fare, di mandare finalmente a casa la destra milanese, i suoi troppi anni di brutto governo che avevano trasformato Milano in una città grigia, ferma, sciatta. Per farlo avevamo imbracciato le armi dell’unità, del compromesso e della partecipazione larga. Il resto lo fece Giuliano Pisapia con la sua naturale gentilezza, la propensione signorile all’ascolto, a farsi padre. Finalmente.

Il Pd, dapprima contratto, si aprì. Comprese il momento. Per primo Roberto Cornelli da segretario metropolitano si mise a capo di questo nuovo sentimento. Che valse allora e vale oggi.
Pietro Bussolati (che assieme alla segreteria e a tutti i compagni di partito ringrazio per questi anni trascorsi fianco a fianco), il segretario odierno, sta faticosamente cercando di continuare il lavoro, con alcune differenze e innovazioni, entrando nel solco di quell’esperienza. Ma le spinte esterne, gli atteggiamenti, le naturali tensioni provenienti dalla dimensione nazionale rischiano di rendere vano gli sforzi, o per lo meno quotidianamente intaccano e interferiscono, a mio avviso, negativamente. E la stessa giunta di Beppe Sala che in stretta continuità con quella passata, poggia su un’alleanza larga del centrosinistra, va tutelata in ogni modo e messa al riparo da possibili e inutili tensioni.

Il “modello Milano”, in estrema sintesi, non ha nulla a che vedere con quello di Matteo Renzi.
E allora difficilmente potremo replicarlo a livello nazionale. Perchè mancano le premesse fondamentali.

Il PD dovrebbe rimettersi completamente in discussione e passare dalla fase maggioritaria a quella dell’accettazione del “diverso”.

Dovrebbe fare un congresso per cercare un segretario di partito che abbia l’ambizione di tenere tutti assieme, disposto generosamente a lavorare per la comunità, per rimodellarlo, ripensarlo e adattarlo a questo tempo. Un segretario che ascolti e svolga l’arte della politica, quella ricerca del compromesso utile per far fare un passo avanti al centro sinistra e al Paese.

Un segretario che faccia il segretario circondato di persone pronte a ricucire. Ma quello che vediamo in queste ore va nettamente in un’altra direzione. Va nella direzione delle tifoserie, dei personalismi, delle ambizioni sfrenate, delle rotture, dei muri. Perchè la politica non può prescindere dalle persone e Renzi semplicemente questo lavoro non è in grado di farlo, non l’ha mai fatto.
In queste ore, ancora più di prima, assistiamo alla trasformazione della natura politica del Partito Democratico, in un contenitore super partes, in grado di esultare per il risultato di Macron dimenticando di essere legato a doppio filo politico al partito socialista francese, grande sconfitto di questa tornata elettorale. Lo stesso che per anni ha rivendicato con forza di aver portato il PD nella famiglia socialista europea, oggi la scarica per convenienza in un batter d’occhio, per provare a darsi una lucidata da uomo nuovo. Io a questo gioco non ci sto più. Ho atteso molto e ragionato prima di scrivere questa lettera ma dopo le reazioni alla domenica francese ho capito che non c’è alternativa. La probabile vittoria di Renzi alle prossime primarie finirα per snaturare completamente un partito di centro sinistra rendendolo un contenitore al di sopra delle parti modulabile a seconda dei bisogni elettorali del momento. Io non farò parte di questo contenitore, io cercherò di costruire un partito, un centro sinistra, fiero di essere legato a degli ideali, che guardi con uno sguardo più attento a una parte della società, quella più debole, quella dei lavoratori, quella di chi è rimasto indietro, di chi ha subito ingiustizie. Cercherò ancora di lottare per il riscatto sociale di una parte della società sull’altra e non mi rassegnerò alla barbarie dell’indefinitezza tra politiche di destra e di sinistra.

Renzi, semplicemente, in questa fase non serve né al Paese né al centro sinistra. Come non è mai servito a Milano, dove ignorati da lui abbiamo costruito un modello che tutti adesso lodano e che continueranno ad ignorare perchè costa fatica e non garantisce carriere fulminee. Ma forse è questa la nostra fortuna o forse è questa la sfortuna del centrosinistra di questo Paese.

Una piccola speranza c’è ma caro Giuliano sarà molto più difficile perchè l’Italia non è Milano e perchè di generosi in giro se ne vedono sempre meno. Ricostruire il centrosinistra sarà un compito arduo e affascinante ma l’unità sarà la premessa senza la quale tutto sarà vano. E allora ripartiamo, alla ricerca di generosi che abbiano voglia di sognare ancora un Paese migliore, come fecero i nostri Partigiani tanti anni fa.