20 maggio 2016. Roma Capitale. Legge Cirinnà.
Dopo ampio e volgare dibattito negli organi istituzionali e nei media, si decide l’opportunità di limitare il numero di procedure di infrazione aperte contro l’Italia in quanto costose. Nonostante questo importante punto da portare a casa per i rappresentanti eletti dal popolo, il dibattito evidenzia una serie di criticità. In primo luogo, chi ha un orientamento sessuale non eteronormato sarebbe una novità nella società e la loro esistenza di difficile spiegazione alle più disparate categorie di persone: bambini, anziani, donne a cui il patriarcato ha fatto il lavaggio del cervello, uomini che si sentono attaccati nella loro virilità. L’idea, inoltre, che si possa decidere di sposarsi per propria volontà risulta inconcepibile. Particolare spazio viene dedicato al tema “bambini” allo scopo di tutelarli da genitori sconsiderati che pretendono di farli crescere e proteggerli.
Evidenziare come il testo non parlasse di gestazione per altri – al netto che tale pratica come dimostrano Canada e Stati Uniti possa essere correttamente normata per tutelare tutte le parti in causa – e che per volontà o per caso già esistono famiglie omogenitoriali in Italia, non cambia l’indicazione dei commentatori della domenica sul tema: va stralciato tutto, persino la stepchild adoption. Nemmeno gli studi che comprovano come i bambini in famiglie omogenitoriali crescano bene tanto quanto gli altri servono a salvare l’integrità del testo. Nemmeno evidenziare come il matrimonio omosessuale con pieni diritti non ha distrutto il resto dei paesi che l’hanno approvato è bastato a lasciare una qualche dignità all’unione civile, privata persino della fedeltà.
Esiste finalmente la legge Cirinnà, ma non le famiglie omogenitoriali. I loro bambini ancora non esistono, e il loro amore è di serie B.
27 ottobre 2021. Roma Capitale. DDL Zan.
Il Senato affossa il DDL Zan dopo ampio e volgare dibattito negli organi istituzionali e nei media. Si evidenzia, tra le motivazioni addotte, in primo luogo il pericolo per le donne nel caso passasse la definizione che il genere di una persona non prescinde dal sesso biologico di nascita e, in seconda istanza, la confusione che si verrebbe ad ingenerare riconoscendo l’esistenza di un terzo genere o del diritto alla fluidità o alla non scelta del genere di appartenenza. Fondamentale nel dibattito è anche la difesa del diritto di libera espressione, in quanto le ingiurie si ritiene debbano essere riconosciute tali da chi le pronuncia per essere realmente offensive, mentre la legge verrebbe a spostare l’asticella sulla percezione di chi le riceve.
Evidenziare che la giustizia in Italia già utilizza la definizione di genere del DDL e che la binarietà di genere è un costrutto sociale che non esiste di per se in natura non sono però state ritenute ragioni sufficienti per non svendere la vita delle persone agli interessi delle proprie trame politiche. Le direttive europeee recepite, le convenzioni firmate e i buoni esempi di altre nazioni a noi vicine non cambiano l’orientamento dei senatori.
Non esiste il DDL Zan, e quindi continuano a non esistere le persone transgender e non binarie.
10 giugno 2022. Veneto, periferia di un’Italia chiamata paese. Il suicidio di Cloe.
Dopo una settimana tinta di sangue in cui una donna dietro l’altra viene uccisa dal proprio compagno e non dall’esistenza di un altro essere umano, un’altra donna si toglie la vita perché stanca di non esistere.
Chi ha sostenuto l’opportunità di toglierle il lavoro si difende dalle accuse mosse da chi non esiste incolpando una comunità che formalmente non esiste. Chi esiste difende l’assessora o non l’accusa rimanendo in silenzio, lasciando sempre più sola una comunità stanca quanto abituata ad insulti e tragedie da sopportare senza avere una legge a cui aggrapparsi.
Quello che non si decide a Roma uccide chi non esiste, specialmente in questa periferia del genere umano.
Chi siede in Parlamento o in Senato ha il dovere politico e morale di certificare l’esistenza di quello che già esiste e portare avanti la battaglia per i diritti nelle sedi istituzionali. I diritti civili non sono uno specchietto per le allodole da utilizzare per distrarre da altre riforme controverse in discussione, ma ne sono parte integrante perché chi è privo di diritti le subirà con più violenza. Non servono ulteriori dibattiti o pezzetti di diritti che per il resto d’Europa sono realtà da cinquant’anni, servono leggi concrete e universali già nella loro concezione, cambi netti ai regolamenti e agli usi discriminatori presenti nella nostra burocrazia, come eliminare la divisione priva di senso tra uomini e donne al momento del voto o rendere impossibile per politici, direttori scolastici e imprenditori vari demansionare e umiliare lavoratori su cui hanno dei pregiudizi. Serve un comparto di tutele in lavoro, salute, casa e diritti civili che siano veramente garantite e prescindano dalle opinioni moraliste di chi le deve applicare, al di là che la persona che si ha davanti sia transgender, di colore, immigrata, incinta, povera, malata, non sposata, non credente… Nessuna giustificazione oggi come ieri è valida per lasciare le persone sole con se stesse a risolversi i problemi con soldi che vanno guadagnati in qualche modo o contando sull’associazionismo – welfare a zero spese e coinvolgimento morale per lo stato. Nessuna giustificazione oggi come ieri è valida per voltare le spalle alla realtà, offendere ed emarginare coloro che non hanno voce e a cui rimane quale unico strumento per rivelarsi quello di darsi la morte.
Forum Donne Articolo Uno Veneto