Forum donne Veneto: rompere il mutismo su violenza contro le donne

Veneto

Una donna al giorno viene ammazzata dal proprio compagno, marito, amante o amico.

Assistiamo a Flash-mob, sit-in, a letture di brani di storie, a piazze colorate di rosso, a scarpe sui gradini delle piazze, a cori e canti attorno a panchine rosse.

Dei 199 omicidi commessi da inizio anno 83 sono donne di cui 48 effettuati da uomini vicini affettivamente

In particolare nella nostra regione Veneto stiamo assistendo a una recrudescenza di questo fenomeno, a una vera e propria strage: 4 vittime in 12 giorni.

I media ci stanno raccontando che ogni vittima aveva una storia diversa, una vita diversa, che ogni famiglia/coppia è un mondo a sé.

In realtà l’origine, sempre le stessa, si radica in un mondo patriarcale, si consolida sull’ assenza culturale e formativa che proponga un modo diverso di costruire i rapporti tra essere umani, tra generi, tra persone.

In questo contesto sembra difficile rompere e sradicare questi comportamenti.

Ricordiamo poi che la morte è solo il più grave episodio dentro una selva oscura di tanti atti violenti che coinvolgono donne e bambini all’interno delle famiglie, nei rapporti tra coppie.

In questo senso ci sembra utile ricordare che per femminicidio si intende qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte.

Il contesto sociale in cui ci muoviamo, cresciamo, diventiamo uomini e donne non educa alla bellezza del no, all’ affermazione della propria identità per cui le madri, la moglie, la compagna possono scegliere della loro vita e non sono oggetti da possedere ma semplicemente da amare e rispettare.

Anche al lavoro, luogo per antonomasia dell’emancipazione femminile, si perpetuano violenze e molestie sessuali soprattutto da parte di chi ricopre un ruolo di responsabilità o di comando. Ancora una volta ricatto, pressione psicologica e paura del giudizio.

Il clamore degli eventi assume quasi sempre la dimensione del gossip dell’emergenza e della spettacolarizzazione, secondo quella che viene definita ‘pornografia del dolore’, mentre rimane in silenzio la politica, assente dal suo ruolo che dovrebbe essere quello di prendersi carico di questo fenomeno.

Nessuna forza politica si senta esclusa.

Noi del Forum donne di Articolo Uno vogliamo rompere questo mutismo e fare in modo, con tutte le nostre forze, che la politica affronti questi eventi come fatti sociali, collettivi e cerchi le risposte.

Ci chiediamo: abbiamo fatto abbastanza?

Al di là delle azioni normative e progettuali nazionali, la nostra Regione Veneto cosa ha effettivamente posto in essere per ostacolare questo fenomeno?

Nonostante gli sforzi che il nostro consigliere regionale Piero Ruzzante del gruppo LEU ha compiuto nella precedente legislatura regionale del Veneto ancora oggi ci troviamo di fronte ad una assenza di consapevolezza della gravità del fenomeno e conseguentemente ad una scarsa azione istituzionale locale.

Con la L.R. 5 del 23 aprile 2013 la Regione Veneto ha previsto interventi per prevenire contrastare la violenza contro le donne ma si tratta di una legge poco incisiva dal punto di vista della programmazione e comunque non è stata di fatto attuata se non per la parte del monitoraggio del fenomeno, peraltro d’obbligo secondo la legge nazionale.

Attualmente i Centri Antiviolenza nel Veneto sono 26 distribuiti sul territorio regionale senza una vera e propria programmazione.

In linea di massima ne troviamo 1 ogni 100.000 donne con l’eccezione delle province di Rovigo e Belluno.

Di Case rifugio ne abbiamo 27 anche queste in linea di massima 1 su 100.000 donne con l’eccezione di Rovigo e Verona

I finanziamenti sono nazionali e regionali e nello specifico abbiamo che a livello nazionale i contributi assegnati dal Ministero sono di euro 30.725,00 per ogni CAV e di euro 37.032,00 per ogni Casa Rifugio indipendentemente dalla capacità di ospitalità.

La Regione Veneto finanzia con Euro 13.840,00  i CAV e con 10.769,00 le Case Rifugio.

Nella relazione nel 2020 ( dati del 2019) che viene fatta annualmente secondo quanto previsto dall’art 8 della Legge Regione 5/2013 la spesa media di un Centro Antiviolenza è di Euro 74.000,00 con una copertura pubblica pari al 61%; la spesa media delle Case Rifugio è di Euro 64.000,00 con una copertura pubblica pari al 78%.

In tutti i casi le strutture chiudono costantemente l’attività in passivo.

Appare evidente che lo sforzo finanziario della Regione è scarsissimo considerato anche che i CAV dovrebbero farsi carico di tutta una serie di iniziative di prevenzione che restano spesso solo nella progettazione per mancanza di risorse e personale.

Crediamo che fino ad ora non ci sia stata nessuna programmazione seria perché se così fosse stato:

  • Sulla base delle rilevazioni e dei monitoraggi si sarebbero definiti quanti e quali CAV, case rifugio e sportelli servono in Regione, ogni quante donne e come devono essere dislocati;
  • Si sarebbero indicate le competenze e le professionalità necessarie e il loro percorso formativo;
  • Si sarebbero fornite le Conferenze dei Sindaci delle linee guida per dislocare le strutture nei propri territori;
  • Si sarebbero definite le linee guida per la presa in carico delle donne e minori vittime di violenza;
  • Si sarebbero creati istituzionalmente negli ospedali percorsi di protezione, cura per le donne e minori che giungono con segni di violenza;
  • Si sarebbero prodotti obbligatoriamente programmi di prevenzione nelle scuole e nelle comunità continui nel tempo e finanziati adeguatamente
  • Si sarebbero prodotti obbligatoriamente percorsi trasversali di formazione per gli operatori delle forze dell’ordine, dei reparti degli ospedali coinvolti in tali fenomeni, dell’Ausll… per conoscere assieme il fenomeno anche dai vari punti di vista in cui le operatrici dei Centri antiviolenza potevano contribuire come principali formatrici.
  • Si sarebbero messe a disposizione le risorse economiche ed umane necessarie perché tutto questo si potesse realizzare.

E’ fondamentale mettere in rete enti, istituzioni e risorse economiche e professionali perché è la sola strada che consente di agire tutti insieme per un solo vero obiettivo: salvaguardare le donne e i loro figli dalla violenza e fare evolvere la società verso relazioni equilibrate e non violente.

L’ Amministrazione Zaia ha lasciato soli i Centri Antiviolenza e le case rifugio e soprattutto le donne che chiedono aiuto, ha svuotato i Consultori Familiari di competenze, di risorse economiche, dimostrando nei fatti, al di là delle parole, che la cultura predominante che sottende alle politiche regionali resta quella patriarcale che non promuove la presa in carico collettiva di tali fenomeni.

I 700.000,00 euro che mette a disposizione sono una miseria a fronte degli alti e importanti obiettivi che dovrebbero essere perseguiti dimostrando quindi che caccia, prosecco, promozione turistica, sono maggiormente degni di attenzione di qualche donna morta ammazzata o pestata a sangue.

 

 

Delizia Catrini,

referente Forum Donne Articolo Uno Veneto

Gabriele Sacaramuzza,

segretario regionale Articolo UNO Veneto