All’ANCI Nazionale
Al Sindaco Giuseppe Sala
“Regolarmente sposata in quanto regolarmente comprata”, “Aveva 12 anni ma a 12 anni quelle lì erano già donne”, “me la comprò insieme ad un cavallo ed un fucile”, “era un animale docile”,” la cedetti ad un personaggio molto più importante di me… allora diventare la favorita di un generale era una crescita di rango, loro tengono molto a queste cose” (parti di un’intervista a Indro Montanelli del 1982 Programma “Questo secolo”, intervista di Enzo Biagi).
Alcuni sostengono che la storia non è vera, attribuendo a Montanelli la tendenza alla bugia patologica. La Fondazione Montanelli Bassi la conferma: “Montanelli infatti sposò sì la giovane Destà com’era usanza della popolazione locale, ma, per quanto oggi possa apparirci riprovevole, quel tipo di matrimonio era addirittura un contratto pubblico, sollecitato dal responsabile del battaglione eritreo guidato da Indro. Si tratta di un episodio della sua vita, non imposto né attuato con violenza, che mai nascose.”
È accaduto che qualcuno ha imbrattato la statua di Montanelli qualche giorno fa, nel clima di ribellione antirazzista derivata dalla questione Floyd maturata negli Stati Uniti e poi dilagata nel mondo. Riteniamo inutile e dannoso l’abbattimento delle statue, si tratta di azioni legate a sentimenti di ribellione piuttosto che ad analisi storiche e non è la strada giusta.
Crediamo però che non si possa negare quanto accaduto nella realtà dei fatti e testimoniato e, se la consapevolezza va avanti, e se le società si evolvono (speriamo) anche il significato degli avvenimenti e il ruolo degli uomini e delle donne cambiano e vanno riletti. Il fatto di Milano ha il pregio di avere riportato alla ribalta della cronaca quella parte della vita del giornalista che era stata dimenticata. Una parte che ci risulta oggi, nella nostra società (ma credo anche in quella di allora così profondamente ancorata alla tradizione cristiana) inaccettabile.
Sappiamo d’altra parte che nella storia umana la donna ha dovuto subire, ieri come oggi, in occidente come nelle altre parti del mondo, infinite violenze ed imposizioni (accettate talvolta come destino naturale ed ineluttabile soprattutto se sei bimba e ti affidi agli adulti) e tante forme di sfruttamento, da quella sessuale, procreativa, lavorativa e numerose forme di annichilimento della propria personalità con la negazione del diritto allo studio, al lavoro, allo sviluppo intellettuale. Alla scelta del percorso di vita desiderato.
Allora andiamo oltre al fatto singolo, seppur aberrante, del giornalista così tanto ammirato da indurre l’oblio dei fatti e del modo ostentato di ricordarli. Occorrono azioni di riparazione, seppur piccole e tardive, che però possono avere un significato profondo per le donne e gli uomini di oggi.
A fronte di monumenti a personaggi che, al di là del valore intellettuale, rappresentano una visione della donna e in generale dell’essere umano più socialmente vulnerabile, strumentale e violenta, rendiamo evidente che il mondo deve andare avanti. Riconosciamo il male fatto e che si continua a fare, ieri e anche oggi al genere femminile, ai bambini e alle bambine nel mondo, basti ricordare l’infamia del turismo sessuale nel quale gli uomini italiani sono particolarmente dediti.
Chiediamo quindi che a Milano sia elevato un monumento che ricordi tutte le donne e i bambini di ieri, di oggi in occidente e nel mondo, che sono state/e sono oggetto di violenza ed abuso.
Chiediamo all’ANCI Veneto e Italia, ai Comuni di capoluogo di Provincia del Veneto di diffondere questo documento presso i Comuni italiani promuovendo l’iniziativa.
Forum donne Articolo Uno Veneto – Coordinatrice Delizia Catrini
Testo elaborato da Elena Paolizzi