Forum donne Veneto: il rapporto incompreso di Zaia con il suolo

Veneto

Il rapporto ISPRA 2020 descrive in modo dettagliato e senza lasciare alcuno spazio ai dubbi quale è la situazione in Italia relativa al consumo di suolo:

“I dati di quest’anno confermano la criticità del consumo di suolo nelle zone periurbane e urbane, in cui si rileva un continuo e significativo incremento delle superfici artificiali, con un aumento della densità del costruito a scapito delle aree agricole e naturali, unitamente alla criticità delle aree nell’intorno del sistema infrastrutturale, più frammentate e oggetto di interventi di artificializzazione a causa della loro maggiore accessibilità.

I dati confermano l’avanzare di fenomeni quali la diffusione, la dispersione, la decentralizzazione urbana da un lato e, dall’altro, la densificazione di aree urbane, che causa la perdita di superfici naturali all’interno delle nostre città, superfici preziose per assicurare l’adattamento ai cambiamenti climatici in atto. Tali processi riguardano soprattutto le aree costiere e le aree di pianura, mentre al contempo, soprattutto in aree marginali, si assiste all’abbandono delle terre e alla frammentazione delle aree naturali.

La valutazione del degrado del territorio, strettamente legata alla perdita di servizi ecosistemici che un suolo è in grado di offrire, permette di avere un quadro più completo dei fenomeni che impattano sulla funzionalità del suolo e che limitano la nostra capacità di “combattere la desertificazione, ripristinare terreni degradati e suolo, compresi i terreni colpiti da desertificazione, siccità e inondazioni, per realizzare la neutralità del degrado del territorio (Land Degradation Neutrality – LDN)” e di “far diventare più inclusive, sicure, resilienti e sostenibili le città” entro il 2030, come previsto dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. “

Consumiamo ogni anno una media di oltre 50km quadrati di suolo.

In Veneto si consuma suolo anche se la popolazione è in costante calo. Si consuma suolo invece di recuperare le aree edificate e non utilizzate. Si consuma suolo nei centri urbani, riducendo gli spazi verdi e aumentando il caldo insopportabile delle estati. Si consuma suolo e si diminuisce l’area agricola, perdendo reddito in questo settore. Si consuma suolo e si aggravano gli allagamenti, proprio quando invece il cambiamento climatico ci dice, oramai da tanti anni, che si deve invertire la rotta. Si consuma suolo dove il consumo è già pesante.

Si consuma suolo e si abbandonano le colline, le montagne e tutto questo rende ancora più fragile il nostro territorio.

Nel 2019, con 785 ettari, il Veneto è stata la prima regione per consumo di suolo.

Seguono Lombardia (642ha), Puglia (625ha), Sicilia (611ha), Emilia Romagna (404ha).

Ricordiamoci questo dato.

785 ettari, dunque, qualcosa in meno rispetto al 2018 e al 2017, sicuramente meno rispetto al 2015, anno record per il Veneto, ma comunque tanti, tantissimi per un territorio, quello Veneto, già esasperatamente cementificato, dove ogni anno gli allagamenti si moltiplicano, il caldo attanaglia in modo soffocante la pianura e le città, mentre la siccità si presenta come un nuovo problema per la nostra agricoltura. Il presidente Zaia continua a far parte della schiera di coloro che negano che siamo in piena emergenza climatica. Il 29 ottobre 2018 una bomba d’acqua –così la chiama la stampa- mette KO la montagna bellunese. Il presidente Zaia come a solito fa la sua comparsa sul luogo, ma non assume alcun provvedimento riguardo il consumo di suolo. Ettari di campi furono allagati e a pagarne le conseguenze furono gli agricoltori.

Ed è proprio quello relativo all’agricoltura il dato allarmante che emerge dal rapporto ISPRA:

“In soli 7 anni, tra il 2012 e il 2019, la perdita dovuta al consumo di suolo in termini di produzione agricola complessiva, stimata insieme al CREA, raggiunge i 3.700.000 quintali; nel dettaglio 2 milioni e mezzo di quintali di prodotti da seminativi, seguiti dalle foraggere (-710.000 quintali), dai frutteti (-266.000), dai vigneti (-200.000) e dagli oliveti (-90.000).Il danno economico stimato è di quasi 7 miliardi di euro, che salirebbe a 7 miliardi e 800 milioni se tutte le aree agricole fossero coltivate ad agricoltura biologica.”

C’è di che essere preoccupati eppure il consumo di suolo non rientra fra i motivi di allarme di cui si riempiono i titoli di giornali o le bocche di tanti agitatori di popolo. Abbiamo un bel dire che stiamo inesorabilmente devastando il nostro Paese, ma la pancia dice altro.

Da anni si consumano, oltre al suolo, anche la decenza e la verità sulle scelte che condizionano le nostre vite oggi, ma che, soprattutto, stanno mettendo una pesante ipoteca sul futuro dei nostri figli e nipoti. Così mentre tutte le destre – compreso Zaia- alimentano l’odio e la paura contro gli stranieri, non ci si rende conto che il vero nemico è l’invasione del cemento, che avviene in silenzio e di cui ci accorgiamo quando andiamo sott’acqua.

Al presidente Zaia non è bastato neanche vedere Venezia sott’acqua il il 14 novembre 2019 mentre le opposizioni presentavano una mozione affinché la Regione prendesse atto dei cambiamenti climatici. Mozione respinta dalla maggioranza poco prima di dover abbandonare il consiglio regionale perché allagato.

È evidente che questo modello, che non si può più nemmeno chiamare di sviluppo, perché il termine sviluppo dovrebbe avere una connotazione positiva, ci porta al disastro. Dobbiamo quindi cambiare rotta. Da decenni scienziati di tutto il mondo ci portano, dati alla mano, evidenza dei cambiamenti climatici. Non sono stati ascoltati. Eppure il primo passo per risolvere un problema è riconoscerlo.

Per chi non lo fa, come la folta schiera dei negazionisti, significa essere parte del problema, non della soluzione. La destra è negazionista, lo è a livello locale, regionale, come a livello nazionale e globale. Punta imperterrita ad un sistema economico e sociale basato sugli sfruttamenti, siano essi di risorse ambientali così come di esseri umani. Il fine è l’arricchimento di un élite. Chiamiamola casta se preferiamo.

Schio, provincia di Vicenza: crollano strade e vengono travolte auto il 24 luglio del 2020. Il 23 agosto purtroppo è la volta di Verona. Il Veneto è in ginocchio, ma la Lega di Zaia continua a dare la colpa alle “bombe d’acqua”.

Noi Forum Donne pensiamo che alla destra negazionista si risponda solo legando insieme in un’unica battaglia i due grandi nodi del nostro tempo: la richiesta di giustizia sociale con quella di rispetto ambientale e delle altre forme di vita del nostro pianeta.

Il problema è globale, ma possiamo, anzi dobbiamo, iniziare ad affrontarlo dal locale, dai nostri territori. Riportiamo quindi lo sguardo sulla nostra regione, il Veneto. Riportiamolo sui quei 785ettari strappati alla terra nel 2019 e chiediamoci a cosa sono serviti e se non si poteva e doveva piuttosto recuperare i tanti spazi costruiti e abbandonati.

Pensiamo alla Superstrada Pedemontana Veneta andata sott’acqua, per l’ennesima volta, prima ancora di entrare in funzione e non possono non risultare ridicole e fuori tempo le parole riportate sul sito della Regione Veneto che descrivono quest’opera:

“Per obiettivi e caratteristiche costruttive, può essere annoverata tra le strutture strategiche cioè, tra quelle che sono le 32 opere essenziali – di rilevanza sia nazionale sia europea – necessarie alla competitività del Paese e alla mobilità intelligente nelle aree urbane che rappresentano quindi le “priorità delle priorità”.

“Struttura strategica necessaria alla competitività” al punto da essere classificata come ‘priorità delle priorità’. In queste poche righe c’è tutto ciò che rappresenta il fallimento della gestione Zaia di questi 10 anni. Ma Zaia non è altro che l’incarnazione veneta dell’incapacità, per pensiero, visione ed interessi, ad affrontare i problemi dell’oggi, ad operare per il bene collettivo.

È un essere vecchi in un mondo che richiede invece un pensiero nuovo. Talmente nuovo che solo i più lungimiranti avevano la forza e la visione di farsene carico, come Berlinguer nel 1977: “Quando poniamo l’obiettivo di una programmazione dello sviluppo che abbia come fine la elevazione dell’uomo nella sua essenza umana  sociale, non come mero individuo contrapposto ai suoi simili; quando poniamo l’obiettivo del superamento di modelli di consumo e di comportamento ispirati a un esasperato individualismo; quando poniamo l’obiettivo di andare oltre l’appagamento di esigenze materiali artificiosamente indotte, e anche oltre il soddisfacimento, negli attuali modi irrazionali, costosi, alienanti e, per giunta, socialmente discriminanti, di bisogni pur essenziali; quando poniamo l’obiettivo della piena uguaglianza e dell’effettiva liberazione della donna, che è oggi uno dei più grandi temi della vita nazionale, e non solo di essa, quando poniamo l’obiettivo di una partecipazione dei lavoratori e dei cittadini al controllo delle aziende, dell’economia, dello Stato; quando poniamo l’obiettivo di una solidarietà e di una cooperazione internazionale, che porti a una ridistribuzione della ricchezza su scala mondiale; quando poniamo obiettivi di tal genere, che cos’altro facciamo se non proporre forme di vita e rapporti fra gli uomini e fra gli Stati più solidali, più sociali, più umani, e dunque tali che escono dal quadro e dalla logica del capitalismo?”

Ecco, gli obiettivi sono sempre gli stessi, sono quelli indicati da Berlinguer attorno ai quali si univano allora milioni di persone, di italiani ed italiane, di lavoratrici e lavoratori. Attorno a questi obiettivi va ricostruito il nostro presente, con un cambiamento radicale che sciolga le catene dell’‘io’. Con il coraggio delle persone comuni che sanno che il mondo va lasciato ai propri figli e non dissipato per l’egoismo arraffone di pochi.

Per far comprendere la situazione del Veneto, alleghiamo una tabella che analizza il consumo di suolo regione per regione

Forum donne Articolo UNO – VENETO

Sottoscrivono il documento le candidate del Veneto che Vogliamo
Sara Quaglia, Irene Salieri, Lucia Celi, Elisa Fabian, Odette Mbuyi