Il Veneto, secondo i dati pubblicati dagli organi di stampa oggi, è tra le 5 regioni in cui si sono inoculate le minori quantità di dosi rispetto a quelle disponibili, insieme a Lombardia, Liguria, Sardegna e Calabria. Mentre le prime regioni (Emilia Romagna, Marche, Campania, Puglia) hanno ad oggi distribuito tra l’85% e il 90% dei rispettivi stock, nel Veneto non si va oltre il 73%, oltre 12 punti percentuali al di sotto.
Beninteso, non si tratta di un episodio, se è vero che già alla fine di febbraio, secondo i dati pubblicati dal sole 24 ore, il Veneto arrancava in termini di efficacia della campagna vaccinale.
Ce n’è abbastanza per dimostrare, una volta in più, che al di sotto della coltre narrativa del presidente Zaia, si cela una verità ben diversa, e cioè il fatto che oggi, in Veneto, non si riesce a sfruttare tutte le dosi disponibili.
Viene da pensare che, se avessimo perso meno tempo a correre dietro a fantomatici fornitori di vaccini nell’opaco mercato parallelo, e invece più tempo ad organizzare il sistema delle vaccinazioni, ad esempio anticipando l’accordo con i medici di famiglia che solo oggi viene presentato, avviando da subito la campagna per i grandi anziani, oggi saremmo in condizioni migliori per reggere il nuovo incremento di casi e di conseguenti ricoveri nei reparti ordinari e nelle terapie intensive.
Quindi chiediamo al presidente Zaia di prendere buona nota delle Regioni virtuose, e di mutuare immediatamente le modalità organizzative della campagna vaccinale, visto che il modello veneto, ancora una volta, è rimasto indietro.
Il segretario di Articolo Uno Veneto Gabriele Scaramuzza