Il fascismo, ancor prima che un’ideologia compiuta, è un atteggiamento e un comportamento. Un impasto di antisemitismo, disprezzo della democrazia, autoritarismo che purtroppo attraversa come un fiume carsico la storia del nostro paese, e sopravvive alle incarnazioni storiche che volta a volta lo impersonificano (il regime mussoliniano, l’eversione di estrema, etc.). E’ quello che Umberto Eco definì una volta l’Ur-fascismo.
Questo è il segnale che emerge dall’aggressione subita da Arturo Scotto, dalla sua famiglia, dal giovane che ne ha preso le difese, a Venezia nella notte di capodanno. La conferma, purtroppo, di una regressione in atto che è tanto politica quanto culturale, e che alligna sempre più tra le giovani generazioni.
Lo sdoganamento di atteggiamenti e azioni che sono a tutti gli effetti di matrice fascista che viene denunciato in questi giorni ha senza dubbio ragioni d’attualità, non ultima la vicinanza tra gruppi più o meno organizzati che si richiamano consapevolmente al fascismo e la destra italiana, ma ha anche ragioni più remote nel tempo.
Nessun paese può dirsi immune, ma altre realtà nazionali hanno incubato anticorpi vigorosi in grado di reagire con forza quando il loro organismo civile è stato attaccato. Nel nostro paese, purtroppo, questa cosa non è accaduta. Non siamo stati in grado di passare attraverso una grande discussione pubblica, politica e culturale, che riconoscesse la sub cultura fascista come un dispositivo sociale sempre potenzialmente all’opera, e come tale necessitante robusti contrafforti civici sempre azionabili.
Tra la tesi di Gobetti che vedeva il fascismo come parte dell’autobiografia della nazione e quella crociana del fascismo come parentesi della storia nazionale ha prevalso quest’ultima, non senza eccezioni di straordinario valore, nel campo progressista ma anche in quello liberale e conservatore.
Ecco, io credo che la risposta a quanto accaduto in piazza san Marco la notte di capodanno non possa limitarsi alle espressioni di condanna giunte da moltissimi esponenti della vita politica del paese. Né è risolutiva la ricerca e individuazione dei responsabili che, ne siamo certi, gli organi di polizia e giudiziari sapranno fare con efficacia e rapidità. A necessitare oggi è una grande reazione civile, l’apertura di una grande discorso pubblico che coinvolge le forze politiche, sociali, i sindacati, le religioni.
Un discorso che dovrebbe partire da due capisaldi fondamentali: la condanna di ogni forma di antisemitismo, la definitiva stabilizzazione dei valori della Costituzione nata dalla resistenza come patrimonio indiscutibile e indiscusso della nazione.
Gabriele SCARAMUZZA – Segretario veneto Articolo Uno