Articolo Uno Treviso: qui obitori saturi, serve operazione trasparenza

Treviso

L’emergenza pandemica impone prudenza e non rassicurazioni e illusorie distrazioni dallo stato di gravità in cui versa anche la nostra provincia. Perché non vengono diffusi i dati di contagio e dei decessi a livello comunale? Perché si continua a far credere che sia sufficiente avere un numero di posti letto maggiori di altre Regioni (ma non medici e sanitari per presidiarli) e poi si hanno gli obitori saturi? Si abbiano presenti le conseguenze, quindi, dei comportamenti propri e altrui

Nella nostra provincia la circolazione del virus ha raggiunto una diffusione ed una capillarità maggiori che nella cosiddetta “prima ondata”. Lo constatiamo tutti nella nostra esperienza quotidiana, lavorativa o famigliare. Se la situazione è questa, la responsabilità maggiore ovviamente è del virus ma è difficile non pensare che una qualche responsabilità sia dovuta ad un racconto della situazione veneta che ci arriva attraverso quella centrale unica dell’informazione che sono le conferenze stampa quotidiane del Presidente della Giunta Regionale, fenomeno singolare e sconosciuto nel resto delle regioni italiane. Il messaggio eccessivamente tranquillizzante che è stato dato all’esordio di questa seconda fase dell’emergenza epidemica nella sostanza è stato: tranquilli, abbiamo terapie intensive e posti letto a iosa, siamo pronti a tutto, non servono restrizioni. La priorità è stata quindi posta sulla capacità di assistenza e soccorso ai colpiti dal virus, più che sulla mitigazione della circolazione del contagio. Se quindi si è data forse soddisfazione ai manifestanti scesi in piazza contro le prime, lievi, restrizioni decise dal governo con il Dpcm di fine ottobre, scongiurando misure più gravose per alcune attività commerciali, dall’altro si è di fatto autorizzato un rilassamento del livello sociale di attenzione consentendo una diffusione del virus maggiore che in realtà sottoposte a misure più restrittive. Secondo il monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità diffuso l’11 dicembre il Veneto, assieme solo al Molise, è l’unica regione italiana dove l’indice di trasmissibilità, il famoso Rt, nella media dei 14 giorni è ancora superiore a 1, mentre per fortuna è sceso a 0,91 nella media settimanale.

Dalla stessa centrale unica dell’informazione arriva in questi giorni un tentativo di edulcorare il primato nazionale nella conta giornaliera dei contagiati che da diversi giorni riveste la nostra regione, raccontando che anziché preoccupazione, questo primato dovrebbe indurre ad orgoglio ed apprezzamento per la ineguagliata capacità di scovare contagiati che l’organizzazione regionale dimostrerebbe con questi dati. La realtà dell’andamento dei ricoveri e dei decessi sta però a testimoniare tutt’altro.

Se guardiamo ai dati della nostra provincia, al primo di ottobre i contagiati totali registrati dall’inizio della pandemia erano 5.349; al 4 di dicembre erano già 12.047, all’11 dicembre 35.136.

Ci pare particolarmente significativo l’allarme e l’appello lanciato dal primario del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Treviso, secondo il quale la pressione sul pronto soccorso permane preoccupante e se il Natale non sarà gestito all’insegna della prudenza “si prepara una strage”.

In questo contesto, appare poco comprensibile la scarsità di dati a disposizione degli organi di informazione, della cittadinanza e dei decisori locali riguardo la diffusione dei casi nei singoli comuni. Ogni Sindaco riceve i dati dalla ULSS relativi al proprio comune ma questi non sono a disposizione della cittadinanza, se il Sindaco non li rende pubblici. In alcune realtà della Lombardia, qualche organo di informazione ha chiesto ai Sindaci di avere i dati in modo da rendere pubblica la situazione e l’evoluzione dei casi comune per comune. Nella prima fase della pandemia da parte dell’ULSS veniva fornito il quadro dettagliato del contagio per comuni, ora la comunicazione dei dati è centralizzata da Azienda Zero e non si hanno i dati a livello comunale. Chiediamo che su questa venga fatta una operazione trasparenza. Non è da escludere, tra l’altro, che potranno rendersi necessari provvedimenti a livello locale, quindi a maggior ragione è bene che i cittadini siano messi a conoscenza della condizione e della situazione di rischio del proprio comune e di quelli vicini, proprio nel momento in cui pare che il problema nazionale non sia la pandemia, ma il divieto di spostarsi in altro comune per tre giorni.

L’andamento della epidemia non è tale in Veneto da prendere con leggerezza le restrizioni attuali e quelle poche in più previste per le festività natalizie. Allentare le disposizioni previste, che riguardano soli tre giorni, che limitano lo spostamento tra comuni, ha lo scopo, per quanto lo si argomenti facendo ricorso al sentimentalismo, di consentire un maggior numero di riunioni in case private tra persone non conviventi, quindi aumentare le occasioni di contagio. E’ bene che si abbiano presenti le conseguenze, quindi, dei comportamenti propri e altrui, e che non si imbastisca un dibattito staccato dalla realtà drammatica che vivono gli ammalati e gli operatori sanitari, che spesso coincidono con gli ammalati e che probabilmente non si stanno ponendo il problema di come passare il Natale, sapendo già che lo passeranno in corsia.