“Con i lavoratori metalmeccanici in piazza il 14 giugno a Napoli, con le nostre bandiere, per ribadire che un Paese senza politica industriale non ha futuro, per rimettere al centro il valore e la dignità del Lavoro, per denunciare la mancanza di sicurezza in molte fabbriche ed aziende.
Una manifestazione dal chiaro contenuto politico per ripartire dal Mezzogiorno come “Hub dello sviluppo mediterraneo”, vera opportunità per il Paese. Abbiamo un importante e resiliente sistema produttivo ma che, duramente colpito dalla crisi globale, aspetta il rilancio degli investimenti pubblici e privati.
Il prodotto pro-capite del Sud è poco più del 56% di quello del Centro-Nord; il tasso di disoccupazione è il 18,4%, quasi tre volte quello del Nord ed il doppio di quello del Centro. Vanno perciò adottate politiche di sviluppo con urgenza da parte del governo attraverso una grossa spinta delle Partecipate di Stato (Leonardo e Fincantieri, in primis) ed un maggior peso specifico a garanzia dell’attuazione dei piani industriali di FCA, affinché anche il sistema delle PMI aggregato e da essi trainato possa crescere in dimensione e strutturazione per vincere le sfide dei mercati internazionali. Servono standard adeguati di infrastrutture e di servizi. Senza dimenticare la sicurezza nei luoghi di lavoro per la quale è purtroppo ferma in Parlamento una nostra articolata proposta di legge.” – così sostiene Francesco Dinacci, Coordinatore Metropolitano Articolo Uno Napoli –
“Le ultime due vertenze: Mercatone Uno e Whirlpool confermano la progressiva destrutturazione in atto dell’apparato industriale nazionale che colpisce ancor di più il Mezzogiorno – rilancia Rosario Muto, responsabile regionale per il Lavoro – perché più esposto all’aggressiva competitività dei mercati ed alle scorrerie delle multinazionali, che catturano le agevolazioni previste ma poi decidono di delocalizzare; inventandosi un percorso di riconversione a tinte incerte. Blutec con Termini Imerese Fiat, IIA con ex-Iribus, e l’elenco potrebbe facilmente continuare, comprovano quanto detto, senza trascurare che da luglio si va in cassa integrazione nello stabilimento di Taranto ex-Ilva, ora ArcelorMittal Italia”.