Ancora una volta commentiamo il dato negativo e preoccupante della affluenza al voto: – 9% a livello nazionale, -6,3% in Emilia-Romagna e -6,4 a livello provinciale. Un dato allarmante che configura sempre di più una democrazia poco partecipata, “senza molto popolo” (il 36% degli italiani e il 27% dei modenesi).
A livello nazionale le elezioni sono state vinte dalla coalizione di destra a trazione Fratelli d’Italia ed evidenziano una chiara sconfitta della coalizione progressista, democratica ed ecologista a guida Pd/Italia Democratica e Progressista (ID&P). I numeri dicono della conferma del trend delle europee del 2019, con solo un redistribuzione interna alla destra (da FI e, soprattutto Lega, verso FdI). Destra unita che in altre fasi della cosiddetta “seconda repubblica” ha raggiunto percentuali più ampie.
Le ragioni “tecniche” della sconfitta sono da ricercare principalmente nella incapacità di costruire uno schieramento, un apparentamento largo tra le forze del centro-sinistra e il M5S, che registra una buona affermazione relativa anche se non paragonabile con il dato del 2018 (- 17% e -6.300.000 voti). Pensiamo poi, e lo segnaliamo da anni, che le cause vere della sconfitta del centro-sinistra (tutto, compresi i centristi “equidistanti” tra destra e centro-sinistra, della Lista Calenda) siano culturali e politiche. Sono ragioni più profonde che attengono alla sostanziale rinuncia a sviluppare una critica sugli effetti del neoliberismo che ha impoverito e reso fragili milioni di italiani, spesso gli stessi che si astengono o cercano rifugio e protezione nei fasulli slogan sovranisti della destra. Questo modello di sviluppo e di relazioni economiche e sociali ha trasformato il nostro Paese, e il mondo, in un posto in cui da trent’anni aumentano le ingiustizie e le disuguaglianze. Oggi anche attraverso guerre e genocidi su cui bisogna, con particolare riferimento alla guerra in corso in Ukraina, cercare la pace con più determinazione ed evitare ulteriori escalation belliciste. Questa rinuncia alla critica della sinistra, teorizzata e realizzata nella cosiddetta “terza via blairista”, ha sancito il distacco dalle classi medie, dai poveri e dai lavoratori, sempre più precari, con salari bassi e senza diritti. Non meno rilevante, soprattutto rispetto alle giovani generazioni è l’assenza di una piena consapevolezza, e conseguente proposta di cambiamento radicale del modello di sviluppo, degli effetti ambientali e sanitari del cambiamento climatico. Le ragioni di fondo stanno qui ma, con questa folle legge elettorale, non avere attrezzato una coalizione ampia, un campo largo con il M5S è l’ultimo grave errore compiuto.
Anche nella nostra Regione e Modena, pur restando complessivamente, uno dei pochi territori che nel confronto uninominale hanno retto, l’esito del voto non è per nulla soddisfacente. Registriamo una apparente avanzata della destra che redistribuisce al suo interno il consenso, senza espanderlo in maniera significativa, a vantaggio di FdI. In un quadro di divisione del campo dei progressisti e democratici da quello moderato liberal-democratico e dal M5S la destra arriva davanti in molti Comuni (36/47) ma attenzione all’effetto ottico, se si fa eccezione per alcuni tradizionali piccoli comuni prevalentemente montani, è sempre molto abbastanza lontana dal 50% dei consensi.
In questo quadro, deludente, l’elezione, a Torino, della nostra Maria Cecilia Guerra è un fatto importante per il Paese e per il nostro territorio ed è, per noi, motivo d’orgoglio.
Insomma, la vittoria della destra, pur con una legge elettorale che deforma in maniera eccessiva la rappresentanza (con il 44% dei consensi la destra avrà il 60% dei seggi, un premio mascherato del 16%) è chiara ed evidente. A loro il compito di governare il Paese, a noi, che abbiamo avuto un risultato deludente, il compito di fare opposizione. E non mancheremo, da Modena, come Articolo Uno, di dare il nostro contributo soprattutto per la difesa dei valori e dei principi di uguaglianza e libertà contenuti nella nostra Costituzione.
Quindi ora, nel contempo, va organizzata la opposizione istituzionale e nel Paese e il percorso di rifondazione della sinistra che, per noi, non potrà che essere socialista, democratica, ecologista e femminista.
Mentre faremo opposizione nel Parlamento e nel Paese, va avviata una fase costituente vera tra tutte le forze politiche, civiche e associative per dare un nuovo e moderno assetto valoriale, ideale e un nuovo soggetto politico della sinistra, plurale e popolare. Abbiamo bisogno, tutti, nessuno escluso, di un nuovo soggetto politico, andando oltre quello che c’è, che negli ultimi anni si è dimostrato “insufficiente e inadeguato”. Quello che c’è a sinistra, a partire da noi, frammentato e diviso, è risultato inadatto a leggere i bisogni, in parte nuovi, e a ristabilire un rapporto, anche “affettivo”, che si trasformi in rappresentanza delle classe medie e povere, del mondo del lavoro, sempre più precario e senza diritti, alla mercè della finanza e delle multinazionali, e dell’ecologismo.
Non basterà l’ennesima primaria, l’ennesima “singolar tenzone” tra questo/a o quello/a ma, dopo la batosta elettorale, è arrivata l’ora di una rifondazione, di un processo costituente per tutta la sinistra politica e sociale, con valori chiari, senza ambiguità di scelta di campo, senza moderatismi o “cerchiobottismi” di posizionamento.
Una sinistra nuova, un nuovo soggetto plurale e popolare, in grado di costruire alleanze con il diffuso mondo di democratico fuori da sé, fatto di partiti, movimenti e società.
Per l’opposizione al governo della destra e per le prossime sfide elettorali.
Queste elezioni ci dicono che non è più tempo di esitare. Il momento della lucidità e del coraggio è adesso.