Interviene il segretario regionale di Articolo Uno Cedarmas. “Fa riflettere la presenza di alcuni amministratori locali del territorio alla “celebrazione” della ricorrenza di D’Annunzio e dei suoi legionari a Fiume. Se non desta stupore la presenza della sindaca di Monfalcone, sempre in prima fila quando c’è da storpiare la storia, lascia quantomeno perplessi quella del sindaco di Ronchi con tanto di fascia tricolore. Capiamo che quel comune si chiami Ronchi dei Legionari e che quella vicenda faccia parte della sua storia, ma andrebbe ricordato cosa fu quell’atto. D’Annunzio ed i suoi occuparono una città che conformemente agli accordi della Conferenza di pace di Parigi doveva diventare un territorio libero, violando di fatto gli accordi internazionali. Va ricordato che la città aveva sempre difeso accanitamente la sua peculiarità cosmopolita con una sua forte autonomia municipale. E lì convivevano pacificamente italiani, croati, ungheresi e tedeschi.
In sede di trattato di pace, nonostante le attese italiane, la città fu al centro di una richiesta da parte degli stessi serbi, croati e sloveni che stavano formando la nazione Jugoslava. Va inoltre ricordato che gli stessi, ungheresi, anche per i pregressi storici relativi all’impero austroungarico, consideravano loro quella città.
Il tutto fu in qualche modo risolto con il trattato di Rapallo che istituiva lo Stato libero di Fiume. E fu proprio l’esercito del Regno d’Italia, infatti, successivamente al trattato di Rapallo, a cacciare a cannonate D’Annunzio e i suoi.
La manifestazione dell’altro giorno più che ricordare una ricorrenza storica si è presentata, aggiunge Mauro Cedarmas, ancora una volta, come una grottesca esibizione di nazionalismo che poco si addice ai nostri tempi dove si dovrebbe lavorare per la pace, la fratellanza e l’Unione europea.
Quando si governa un comune, e bene ricordarlo, non ci si occupa solo di strade e marciapiedi ma si devono promuovere i valori di pace e solidarietà, specie nel nostro territorio che tanto ha sofferto il nazionalismo e le politiche del fascismo di cui l’assalto a Fiume fu un triste prologo.”