Articolo Uno Campania: ci candidiamo a ospitare un’iniziativa sul Mezzogiorno

Campania

L’esecutivo regionale della Campania condivide e sostiene l’impostazione avanzata dal coordinatore nazionale del nostro movimento, in occasione della recente assemblea nazionale.

Siamo convinti, infatti, che sia necessario rompere definitivamente gli indugi, di fare la nostra parte nel dibattito apertosi sulla riarticolazione della sinistra e del suo campo largo; un contributo che, per essere davvero utile ed efficace, deve manifestare con forza un punto di vista autonomo, anche attraverso la costruzione di un soggetto organizzato che punti nella direzione di una costituente della sinistra del nostro paese. Un obiettivo da concepirsi in termini nient’affatto esclusivi, ma come una grande occasione di confronto, soprattutto in ragione di alcune prime timide aperture avanzate nel dibattito interno al PD. Riteniamo, infatti, che un nuovo inizio della sinistra italiana possa passare attraverso una ricomposizione delle forze che fanno riferimento al campo europeo dei socialisti e dei democratici, anche con una lista unitaria da presentare in occasione delle elezioni europee, tuttavia coerente con la costruzione degli strumenti e dei caratteri di una nuova soggettività collettiva della sinistra riformista, socialista e democratica. Dichiarare noi fin da adesso questa opzione e batterci per essa sarebbe un modo per stare nel dibattito senza pratiche subalterne, occupando uno spazio politico e intestandoci un’importante ipotesi unitaria. Un’unità che non dimentica, che non rimuove, che si alimenta di una critica nei confronti del socialismo europeo, per le inadeguatezze del passato e necessarie ambizioni per il futuro, magari indicando alcune forti e assai visibili discontinuità. A iniziare dall’indicazione della candidatura per la presidenza della commissione. Che si faccia o meno la lista unitaria, ciò darebbe senso e credibilità alla nostra campagna elettorale, oltre che motivazioni e forza al successivo percorso politico-organizzativo.

Per le stesse ragioni unitarie, invitiamo il coordinamento nazionale a considerare l’adesione e il sostegno di Articolo Uno alla manifestazione sindacale del 9 febbraio, contro la manovra economico-finanziaria del governo in carica. L’iniziativa di Cgil-Cisl-Uil non pone soltanto questioni di merito sulle quali riflettere e dare battaglia nelle istituzioni, ma richiama tutti all’esigenza di una ritessitura tra politica e società, campo democratico e società, sinistra e il corpo sofferente degli esclusi. Marciare divisi, prigionieri delle lacerazioni di un passato più o meno recente, non è un lusso che possiamo continuare a permetterci.

Riteniamo, inoltre, assai importante la scelta di porre al centro della nostra iniziativa il tema del Mezzogiorno, inteso non come nodo settoriale e territoriale, ma come questione cruciale per le sorti più generali dell’Italia: vera e propria cartina di tornasole per un nuovo impegno europeista che modifichi strutture ed equilibri dell’Unione, spostando verso il Mediterraneo interessi, investimenti e risorse. Un ragionamento che va posto in aperto contrasto perfino con le attuali spinte verso un regionalismo differenziato che attenta, in maniera grave e profonda, ai valori della coesione sociale e nazionale, menomando grandemente i principi-cardine della Carta costituzionale.

Il Mezzogiorno non piange e non chiede elemosine. Ma i temi dello sviluppo devono restare nazionali: Energia, Infrastrutture, Politiche Industriali, Lavoro. La caratterizzazione dei territori diventa utile se votata a cooperare meglio e non piuttosto a chiudersi: il rischio da evitare è che l’autonomia possa poi tradursi in nuovi centralismi, di cui non sentiamo il bisogno. La narrazione di un Sud, «bastian contrario» rispetto alla modernità, come emerso nelle recenti vicende,  va rispedita al mittente; resta che il Mezzogiorno pretende di essere parte integrante di un disegno complessivo di Paese, nell’interesse del Paese stesso. Perciò lo sviluppo strutturale, infrastrutturale deve percorrere tutta la «colonna vertebrale» dell’Italia, isole comprese: mobilità delle merci e delle persone; connessioni e vie digitali; innovazione tecnologica e ricerca applicata per la crescita occupazionale. La Campania, con tutto il Mezzogiorno, è il fulcro del Mediterraneo, vera porta verso l’Europa del traffico commerciale, della cultura e dell’integrazione dei popoli. Perciò il Sud del Paese può diventare l’ HUB Mediterraneo dello sviluppo sostenibile che tenga insieme i Paesi costieri dell’Africa, Grecia, Portogallo, Spagna.

Dal lato istruzione, scuola e università è ormai stucchevole la questione: a partire dai fabbisogni, che sono calcolati grazie alla truffa della cosiddetta «spesa storica»: l’esempio più eclatante di una latitanza di visione nazionale, di una cessione di sovranità da parte della politica, di una subalternità alla narrazione leghista sui federalismi infrastatuali che mimetizzava nazionalismi in sedicesimo, coltivando virulenti (quanto ridicoli) egoismi etno-territoriali. Una deriva che la storia più recente sta rivelando in tutte le sue perniciose conseguenze. Si pensi, solo per fare un esempio, al caso di una cittadina come Casoria, alle porte di Napoli: 80 mila abitanti, una potenziale platea di 2.500 bambini di 0-3 anni e nemmeno un asilo-nido. Per la stessa ragione, non avrà mai risorse per invertire la tendenza. Certo, molte sono le responsabilità locali, ma una politica nazionale dovrebbe porsi l’obiettivo dei rimedi, non delle punizioni ai danni dei cittadini. Se la categoria della cittadinanza ha ancora un senso.

Lo stesso può dirsi  per l’Università: qualsiasi algoritmo di ripartizione risorse, o di ripartizione dei cosiddetti Punti Organico (cioè la possibilità di assumere o di far progredire di carriera gli attuali ricercatori e professori), «premia» in maniera continuativa da decenni gli Atenei del Centro-Nord, strangolando quelli del Sud e delle isole. Il solo effetto della distribuzione dei Punti Organico equivale ad un massiccio trasferimento di 280 ricercatori dal Sud al Nord, un circolo vizioso inarrestabile: meno soldi, meno servizi, meno professori, meno corsi di laurea, meno studenti, meno introiti per le tasse universitarie; meno tasse, studenti, meno servizi. Un futuro segnato. Lo stesso ragionamento vale per il Fondo di Finanziamento Ordinario, legato a criteri astrusi e meta-Accademici, costruiti su misura per premiare le aree economicamente più forti. Bisogna che sia chiaro a tutti che bisogna porre con forza, nell’ambito della generale questione meridionale, anche questi problemi legati allo sviluppo di saperi e cultura nel Mezzogiorno che, a mano a mano, si sta depauperando di risorse finanziarie, di risorse umane, di intelligenze, di capacità e di conoscenze, con migliaia di giovani che hanno ripreso le vie dell’emigrazione. Istruzione, scuola, università, saperi, sono fattori strategici di sviluppo, necessari tanto più nel nostro Mezzogiorno.

Per questa ragione, e per concludere, pensiamo sia utile che Articolo Uno tenga una iniziativa di carattere nazionale sui temi del Mezzogiorno, immediatamente dopo l’appuntamento nazionale di febbraio. Iniziativa che la Campania si offre di ospitare.

Lì 19 gennaio 2019

L’esecutivo regionale di Articolo Uno – Mdp della Campania