Ieri sera si è tenuta l’assemblea degli iscritti di Articolo Uno di Brescia, con una buonissima partecipazione. È stata una discussione appassionata e consapevole della posta in gioco. Nella quasi totalità le compagne e i compagni hanno condiviso la scelta di partecipare, come cofondatori, alla lista dei progressisti con PD, socialisti e Demos. Non facendo di necessità virtù, ma nella convinzione che possa essere la vera novità di queste elezioni e sia davvero il primo passo, che da tempo Articolo Uno invoca, per la ricostruzione di una nuova sinistra riformista, popolare e plurale. Non quindi un arretramento, ma un raccolto dopo anni di semina. Insomma una mossa del cavallo, non ancora come la vorremmo, ma si sa che le partite a scacchi sono complicate.
Articolo Uno Brescia: lista dei democratici e progressisti può essere novità
BresciaL’assemblea ha anche apprezzato che, dopo uno svarione iniziale, la fantomatica agenda Draghi sia finita in soffitta e la lista avrà al centro un programma laburista.
Gli intervenuti hanno sottolineato un’amarezza profonda per la rottura con i 5 stelle, hanno invitato il gruppo dirigente a provare fino all’ultimo a ricucire, ad evitare polemiche o recriminazioni. Il nemico è la destra. Dopo il 25 settembre ci sarà il 26 e da lì bisogna ricominciare a ricostruire un fronte progressista.
Nella consapevolezza che nei collegi uninominali, con questa legge elettorale, non si fanno coalizioni e non c’è né simbolo né programma comuni, una sorta di apparentamento con il centro, questo si, è stato considerato un fare di necessità virtù.
Anche perché va scongiurato il rischio che la destra possa avere i 2/3 dei seggi e possa cambiare la costituzione senza referendum. Un vero assillo dell’assemblea.
Alcuni compagni hanno espresso la loro contrarietà e i dubbi, ma tutti saremo in campo con un impegno straordinario perché il risultato non è scontato. Nei sondaggi il 40% non risponde, una enormità, e allora è possibile che con una campagna elettorale di attacco il centrosinistra sappia attrarre gli astensionisti intermittenti che, negli ultimi giorni di campagna elettorale, si muovono come uno sciame e determinano il risultato, da almeno quattro elezioni a questa parte.
Senza pessimismo dell’intelligenza e con l’ottimismo della volontà ce la possiamo fare, dopo tanto tempo, a fare si che i poveri non votino per i ricchi e per una destra corporativa, padronale e un tantino razzista.