Web tax: Melilla, introdurla in legge di bilancio è un dovere morale

Economia

Google, Facebook, Booking, Apple, Expedia, Airbnb, Amazon e altre grandi multinazionali del web, offrendo servizi pienamente dematerializzati, eludono spudoratamente da anni il fisco per miliardi di euro. Solo Google nel 2016 ha estratto dall’Italia ricavi stimati in 2 miliardi euro, ma ne ha dichiarati solo 90 milioni pagando meno di 2 milioni di euro di imposte. E come Google, tutte le altre multinazionali della economia digitale. Si calcola un mancato introito annuale per il fisco italiano di 5 miliardi di euro. E’ una indecenza che deve finire. Tutte le imprese che utilizzano le piattaforme e applicazioni digitali devono pagare le tasse come tutte le altre imprese.

Lo dichiara Gianni Melilla, deputato di Articolo uno – Movimento Democratico e Progressista e capogruppo in commissione bilancio a Montecitorio.

Con la prossima legge di bilancio, prosegue Melilla, si può e si deve introdurre una prima forma di web tax, il cui gettito fiscale è stimato in un miliardo di euro.

Sinora, osserva Melilla, le multinazionali digitali hanno distorto la concorrenza rifugiandosi in paradisi fiscali e non hanno solo danneggiato le imprese concorrenti, ma hanno colpito i diritti dei loro lavoratori, spesso malpagati e sfruttati in modo inqualificabile, ed eroso la base imponibile dello Stato sottraendo risorse necessarie per finanziare servizi pubblici come gli ospedali, le scuole, l’università, la sicurezza e la giustizia. Con la web tax il fisco italiano può diventare più equo.

Far pagare le tasse alle multinazionali digitali, conclude il deputato di Mdp, è un dovere morale prima ancora di un fatto economico.