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Lo scorso 3 dicembre 2019 il gruppo UniCredit, che in Italia conta 38 mila lavoratori su 85mila totali, ha presentato il piano strategico denominato Team 23. Tra i punti del piano, sedici miliardi di euro da qui al 2023, c’è una forte riduzione del personale: tagli per 8 mila lavoratori oltre alla chiusura di 500 filiali.
Il governo assuma tutte le iniziative urgenti per salvaguardare i livelli occupazionali del gruppo UniCredit.
Questa la domanda che il gruppo parlamentare di Liberi e Uguali porrà domani alla Ministra Catalfo nell’Aula di Montecitorio durante il Question time.
Il piano di 23 miliardi è così suddiviso: 6 miliardi di dividendi in contanti e 2 miliardi sotto forma di riacquisto di azioni proprie, mentre gli altri 8 miliardi saranno impiegati nell’aumento del capitale netto tangibile. Gli utili saliranno dai 3 miliardi del 2018 a 4,7 miliardi quest’anno, si assesteranno a 4,3 nel 2020 e toccheranno quota 5 miliardi a fine piano nel 2023. Quindi, di fronte ad un aumento dei profitti si risponde con la riduzione del personale. Il nostro Paese, inoltre, sembra sia quello destinato a sostenere la parte più consistente degli esuberi e, secondo fonti sindacali, questo significa che i tagli da gestire in Italia saranno 5.500/6000 unità, mentre le filiali chiuse circa 450. Gli ottomila esuberi prospettati si andrebbero ad aggiungere alle 26.650 posizioni tagliate a partire dal 2007, mentre i 450 sportelli si sommerebbero ai 1.381 già chiusi a partire dallo stesso anno.
Negli ultimi anni, insomma, l’organico della seconda banca italiana per capitalizzazione (e quinto gruppo di credito europeo) si è ridotto in maniera notevole. E’ indubbio che, qualora i preannunciati numeri trovassero riscontro effettivo, si profilerebbe uno stato di emergenza occupazionale che desta grande preoccupazione, concludono le deputate e deputati di LeU.