Qatargate: Scotto, noi non associabili a chi si arricchisce usando istituzioni

Politica

Panzeri è stato sospeso da Articolo Uno e depennato dall’anagrafe degli iscritti. Lo abbiamo fatto subito e senza esitazione.  Quanto è accaduto ci ripugna e ci sconvolge: proprio perché Panzeri non era un passante, il suo si configura come un vero e proprio tradimento dei nostri valori e della nostra idea di politica. Ci sentiamo parte lesa e difenderemo il buon nome di questa comunità politica in ogni sede.

Il Qatargate ci racconta di una democrazia molto fragile, esposta a continue incursioni di lobbies e persino di stati stranieri. Ci parla dell’indebolimento della politica e del suicidio di alcuni mondi ed esponenti della sinistra, anche in Europa purtroppo.

Non si può fare tutto e il contrario di tutto. La questione morale esiste anche perché spesso c’è un doppio linguaggio. Se dici di voler difendere la parte più debole della società e i diritti dei lavoratori, poi non prendi le parti degli emiri miliardari.

Chiunque ha fatto politica sa quanto costa la democrazia: noi viviamo con i soldi degli iscritti, con i contributi dei nostri eletti e con il due per mille: lo scorso anno grazie al lavoro dei nostri militanti abbiamo raccolto oltre cinquecentomila euro da Ragusa a Torino, un risultato enorme. Mi ha colpito che una cifra equivalente si trovava a casa di Panzeri, in dei sacchi con il contante. La sproporzione tra la fatica di chi porta avanti un partito contando i soldi per stampare un volantino o affittare una sala e chi usa le istituzioni per arricchirsi è abnorme.

Per questo siamo noi i primi ad essere danneggiati, perché per noi la politica è militanza e passione, non lobbies e affari. Non accetteremo mai di essere associati alle facce di chi corrompe, di chi evade e di chi ricicla.

Così Arturo Scotto, coordinatore nazionale di Articolo Uno, in un’intervista rilasciata oggi a Radio radicale.