Povertà: Guerra, dati Istat allarmanti, rafforzare il reddito di cittadinanza

Politica

“Le famiglie in povertà assoluta superano i 2 milioni, con una quota che in un solo anno passa dal 6,4 al 7,7%. Di questi dati bisogna tenere conto quando si parla di Reddito di cittadinanza o del Reddito di emergenza”. Lo dice Maria Cecilia Guerra (Leu), sottosegretaria al Mef commentando gli ultimi dati Istat sulla povertà 2020 divulgati questa mattina. “L’Istat certifica che pure a fronte di un grande aumento del numero delle famiglie in povertà, l’intensità, cioè la gravità media del disagio sofferto per mancanza di risorse è meno drammatica nel 2020 rispetto al 2019, proprio grazie a questi strumenti”. Inoltre, prosegue la sottosegretaria “i poveri non sono persone sedute sul divano a poltrire perché prendono un reddito di cittadinanza: l’incidenza della povertà nelle famiglie con persona di riferimento “operaio e assimilato” è del 13,2 per cento”. E quindi, dice Guerra “per tantissimi lavoratori il salario percepito non rende possibile garantire una vita dignitosa a sé e alla propria famiglia”.
Ma c’è un dato che più di tutti salta all’occhio: “Nelle famiglie con figli, la povertà è drammatica nel caso di persona di riferimento in cerca di occupazione (29,1%), bisognerebbe quindi rivedere il reddito di cittadinanza per correggere il peso, assolutamente insufficiente, che oggi questo strumento attribuisce alla presenza di minori nel nucleo familiare”. Stessa cosa secondo la sottosegretaria per quanto riguarda gli stranieri “che vivono una situazione drammatica: il 29,3% sono in povertà assoluta, contro il 7,5% dei cittadini italiani”. Anche in questo caso è necessario rimodulare lo strumento di sostegno “eliminando l’assurdo vincolo dei dieci anni di permanenza in Italia per potere accedere al Reddito di cittadinanza”.