Da lunedì 9 novembre, la popolazione peruviana si è riversata nelle strade e nelle piazze del Paese per contestare l’investitura di Manuel Merino a Presidente della Repubblica.
Merino è succeduto al predecessore Martín Vizcarra in seguito ad un controverso scandalo legato all’accusa di tangenti, un evento che ha destabilizzato una situazione politica ed istituzionale già fortemente compromessa.
La crisi politica, in un paese come il Perù già duramente colpito dalla pandemia di COVID-19 e dalle profonde disuguaglianze economiche, ha determinato una grave crisi sociale, che ha spinto masse oceaniche di peruviani alla mobilitazione.
Fin dall’inizio, il governo ha risposto con una brutale repressione alle manifestazioni pacifiche della cittadinanza.
L’intollerabile violazione dei diritti è stata documentata dai video dei manifestanti che, tramite il web, nel giro di pochissimo tempo hanno fatto il giro del mondo.
Malgrado i ripetuti tentativi di censura, questi video offrono un’immagine dell’efferatezza che ha indotto Amnesty International ha denunciare l’impiego eccessivo e non necessario della forza da parte della polizia. A fronte di almeno 2 morti ufficialmente riconosciuti, il 15 novembre Merino si è trovato costretto a rassegnare le dimissioni.
Tuttavia, ad oggi sono ancora 14 le persone scomparse e di moltissimi peruviani ricoverati nelle strutture ospedaliere non si hanno notizie.
In una situazione come questa, Articolo Uno sente il dovere di prendere posizione affinché si impediscano nuove, intollerabili violazioni dei diritti, affinché si faccia luce sui peruviani scomparsi, affinché i peruviani e le peruviane possano uscire da questo terribile vicolo cieco. Come forza di sinistra che ha a cuore i diritti di tutti, in ogni parte del mondo, la nostra forza politica intende fare in modo che gli organismi internazionali non abbassino la guardia.
Lo hanno dichiarato Arturo Scotto, coordinatore politico di Articolo Uno e Gabriele Scaramuzza, membro della direzione nzionale,