Serve un’Europa più attenta al sociale: lo Stato vigili attentamente.
“Dal 2008 a oggi una delle più importanti aziende italiane del credito, MPS, ha bruciato circa 20 miliardi di capitale azionario: operazioni di ricapitalizzazione che si sono susseguite una dietro l’altra, e ogni volta si è detto che la Banca “era finalmente a posto, ripulita”. In verità, dopo l’epoca della commistione malata della politica con la finanza e, in successione, quella degli errori manageriali, l’intervento dello Stato si è rivelato, ad oggi, l’unico in grado di poter dare una prospettiva – speriamo stabile – all’antico istituto di credito senese.
La politica, quella del potere, delle nomine e del credito facile, è stato ed è un male da estirpare. Ma la politica che si preoccupa del destino di un’azienda e soprattutto di decine di migliaia di lavoratori non può e non deve rimanere “muta”. Per troppo tempo una, ormai sedicente, sinistra, rimasta senza parole, ha osservato silente l’aumento delle diseguaglianze determinate anche da operazioni di macelleria sociale.
E’ venuto il momento di dire basta e di cambiare rotta, mettendosi dal lato degli ultimi e non dei vincenti e dei poteri economici e finanziari.
Peraltro, mentre altri Paesi europei salvavano le loro banche a suon di miliardi di euro dei contribuenti, l’Italia si è girata dall’altra parte negando i problemi e accettando ciecamente regole che chiudevano la possibilità di interventi del genere e introducevano per il futuro pesanti penalizzazioni, cosa che oggi ci mette in una condizione di subordinazione piena nel contesto europeo rispetto alla questione MPS e soprattutto al destino dei suoi lavoratori.
Lavoratori che hanno già pagato, che sono stati gli unici a pagare, per una crisi divenuta ormai insopportabile e che, se si concludesse con operazioni di esuberi per migliaia di unità – come si legge nella girandola delle indiscrezioni giornalistiche – rischierebbe di distruggere l’azienda stessa. Una banca come MPS, delle sue dimensioni, non può sperare di poter competere sul mercato senza la sua forte ed efficiente rete commerciale, vicina ai risparmiatori e che da sempre ha rappresentato una parte decisiva del suo valore specifico e competitivo. Considerazioni che valgono anche per i lavoratori delle banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca) il cui destino è nelle mani della Commissione Europea.
Noi siamo europeisti convinti, chiediamo più Europa ma un’Europa dei popoli, non dei tecnocrati vicini ai poteri forti e alle multinazionali; un’Europa con istituzioni democratiche rappresentative che abbiano il potere di fare sintesi degli interessi europei e non la mediazione tra le istanze di questo o quello Stato, basata soltanto su rapporti di forza economica; un’Europa che inverta il cammino degli ultimi anni, fatto di progressivo disinvestimento nella coesione sociale e nel welfare. Anche per questo chiediamo che, nella specifica vicenda MPS, prevalga un’Europa sociale, che metta al primo posto anche il lavoro e non soltanto il valore del capitale. Capitale e lavoro devono trovare un nuovo equilibrio nell’Europa che dobbiamo ancora costruire.
Lo Stato italiano, infine, chiamato alla ricapitalizzazione pubblica precauzionale, vigili attentamente su questi passaggi, non subisca né la logica puramente finanziaria della remunerazione del capitale a breve termine, né quella di un pezzo di Europa sempre più lontana dai valori del lavoro”: così in una nota il deputato di Mdp Davide Zoggia.