I dati diffusi ieri dall’Istat sull’occupazione in Italia, anche tenendo conto del nuovo sistema di rilevazione dei dati, disegnano un crollo del numero degli occupati che è un monito per tutti.
Un milione di persone hanno perso il posto e il reddito, uomini e soprattutto donne, giovani, precari e stabili, dipendenti e autonomi.
E’ vero che occorre guardare con attenzione i dati e iniziare a diversificare gli interventi tra settori in crisi profonda e altri che, al contrario, hanno tenuto meglio, allo scopo di rendere più efficaci le misure del governo per difendere il lavoro e le imprese.
E’ altrettanto vero però che la priorità è, e resta, quella di non lasciare indietro nessuno, di garantire un reddito dignitoso a lavoratori e famiglie colpite duramente dalla crisi che rischiano di ingrossare le fila di un esercito senza speranza, privo di prospettive che può essere strumentalizzato da forze politiche senza scrupoli che soffiano sul fuoco della protesta sociale con l’unico obiettivo di raccattare qualche consenso.
Ieri la manifestazione davanti alla Camera è stata eloquente: un mix di rivendicazioni sociali, ribellione contro i provvedimenti anti-covid e un gruppuscolo di neofascisti hanno dato vita ad una gazzarra indegna di un Paese civile aggredendo gli agenti di polizia a cui va la nostra solidarietà per il loro difficile lavoro in un momento così delicato.
Non stupisce che, per l’ennesima volta, la destra politica non abbia preso le distanze e anzi strizzi l’occhiolino adottando linguaggi simili ai manifestanti.
La coesione sociale è fondamentale in questo momento e come chiave per il futuro.
In questo senso è un bel segnale la sottoscrizione, da parte di imprese e sindacati del protocollo per le vaccinazioni sui luoghi di lavoro. Un segnale di unità raggiunto anche grazie all’opera dei ministri Speranza e Orlando.
Se l’Italia finora ha retto nonostante le gravi difficoltà è perché sono state adottate misure di redistribuzione del reddito senza precedenti e per il blocco dei licenziamenti che ha fermato una valanga che avrebbe potuto travolgere le istituzioni democratiche.
Ecco perché è decisivo che la riforma degli ammortizzatori sociali e il blocco dei licenziamenti marcino insieme così come sottolineato da Maurizio Landini nella sua audizione di oggi al Senato.
Si tratta di una scelta di buon senso, una scelta politica chiara e giusta.
Così in una nota Piero Latino, responsabile nazionale Lavoro di Articolo Uno.