La norma del codice degli appalti che obbliga i titolari di concessioni di affidare una quota pari all’80 per cento dei contratti di lavoro ricevuti in concessione, per un importo pari o superiore a 150.000 euro, mediante procedure di evidenza pubblica e solo per il restante 20 per cento la possibilità di affidare i lavori a società controllate e/o collegate è sbagliata e va cambiata. Enel Distribuzione, Snam, Italgas, Hera, Iren, A2a, Acea Distribuzione (Areti) e altre si trasformerebbero in un stazioni appaltanti e il rischio concreto che si corre è la destrutturazione del sistema delle utility dell’energia e un costo economico e sociale elevato con la perdita tra i 145.000/170.000 posti di lavoro nel breve periodo.
Lo afferma in Aula a Montecitorio la deputata di Liberi e Uguali Giuseppina Occhionero illustrando l’interpellanza di LeU.
L’applicazione di questa norma, prosegue Occhionero, comporterebbe un grave danno e ha immediatamente suscitato le reazioni dei sindacati, i quali ritengono che questo strumento non faccia altro che distruggere quell’importante tessuto economico e occupazionale che rappresentano le società partecipate e che operano nel settore della distribuzione dei servizi elettrici e del gas. Sono necessarie delle azioni come l’istituzione di un tavolo presso il Mise con i sindacati e le associazioni datoriali e un immediato intervento legislativo che eviti l’applicazione dell’articolo 177, primo comma, del codice degli appalti al settore della distribuzione elettrica, del gas e del teleriscaldamento al pari di quanto già previsto per il servizio idrico, conclude Occhionero.