Ormai da anni discutiamo di legalizzazione delle droghe leggere. Un dibattito datato, vecchio, che va avanti da cinquant’anni e che, purtroppo, si è sviluppato su uno schema di radicalizzazione di argomentazioni: liberalizzazione da un lato e proibizionismo dall’altro. Questa radicalizzazione ha impedito di cogliere aspetti, sviluppi ed articolazioni di un fenomeno di dimensioni sociali molto significative, che meritava evidentemente di essere guardato e trattato da diverse angolature, che avrebbero potuto favorire una visione più laica del problema. Il dibattito non dovrebbe essere tra liberalizzazione e proibizionismo, ma tra uso e abuso delle sostanze.
Lo afferma in Aula il deputato di LeU Federico Conte.
E’ un grave errore sociale il proibizionismo immotivato e socialmente non sensibile a fenomeni di larga dimensione quantitativa, perché determina un effetto di criminalizzazione e di patologizzazione del consumatore, prosegue Conte. Il testo in esame non si occupa di liberalizzazioni, perché non interviene sul mercato, non si occupa di cannabis con finalità curativa, perché non c’è nessun articolo di questa legge che si inserisce in quel contesto. Semplicemente con questa legge diciamo, mettendolo per iscritto nel testo unico sugli stupefacenti, all’articolo 26, che la coltivazione per uso personale di tipo domestico, che la giurisprudenza ha individuato in 4 piantine, così come ha previsto prima di noi la piccola Malta, non è penalmente rilevante. Un primo passo verso una riflessione più meditata, più scientificamente strutturata e più equilibrata sull’uso delle droghe leggere nel nostro ordinamento, conclude Conte.