Articolo Uno Rai: un’azienda con problemi di memoria

Politica

Una delle cose di cui la Rai è più colpevolmente carente è la memoria di sé e della sua storia. Ma verrebbe da dire meglio: della sua cultura aziendale. Una volta tanto non per colpa di questo gruppo dirigente, ma per una colpa più generalizzata, che non si può solo imputare ai vertici che provengono da mondi lontani e che quella cultura non possono conoscere.

E’ invece da addebitare all’attuale dirigenza il fatto che molti hanno lamentato, della poca attenzione dedicata al giorno della memoria, in prime time e con programmi ad hoc, come hanno fatto quasi tutte le emittenti concorrenti. In quanto servizio pubblico la Rai ha il dovere di essere più presente di altri. Le troppe nomine fatte di recente non sembrano dare risultati all’altezza delle necessità vecchie e nuove del pubblico che paga il canone.

Pensiamo che i giorni della memoria per il servizio pubblico debbano essere un grande mezzo per far sì che il ricordo si possa meglio radicare nella cultura della comunità, che ne possa diventare un pezzo pregiato da trattare con rispetto e preservare dai vari negazionismi.

Per la memoria aziendale, a cui si faceva riferimento, non c’è solo il ricordo di tanti colleghi morti sul lavoro negli anni, che bene o male le testate di appartenenza ancora celebrano, ma c’è soprattutto la cultura del racconto visivo e sonoro, dei linguaggi che i tanti professionisti di questa azienda hanno contribuito nei decenni ad elaborare e talvolta ad esportare. Non a caso gli storici della Rai sono quasi tutti esterni.

Ci vorrebbe un insegnamento (obbligatorio) per chi entra in azienda, dal titolo: “Storia della Rai e dei suoi linguaggi”.

Così un comunicato di Articolo Uno Sezione Rai.