L’intervista a Pierluigi Bersani uscita su “Domani” di mercoledì scorso ha tutta l’aria di rappresentare l’ultima chiamata per la “sinistra larga” che l’ex segretario del Pd caldeggia da anni più di chiunque altro. Ma verrebbe da dire l’ultima chiamata per il paese, prima che si verifichino danni irreparabili per la democrazia.
«Il punto è trovarsi, il Pd faccia una chiamata di quelli che si ritengono di sinistra, buttiamo giù un manifesto, quelli che partecipano diranno qual è l’esito politico: un partitone, una federazione, va bene tutto, ma riagganciamoci con l’hardware della sinistra che si chiama lavoro».
Questo l’appello concreto, diretto e ineludibile, ad Enrico Letta.
«I tempi stringono», secondo Bersani, «alla meglio abbiamo un anno davanti, alla peggio cinque sei mesi».
E l’occasione per dare finalmente il via a questa iniziativa vitale sembra non possa essere più opportuna di questo momento difficile ma anche finalmente venato da quella speranza, che negli ultimi mesi sembrava irrimediabilmente affievolita.
La chiamata di fronte all’arrogante violenza delle formazioni fasciste non può essere ignorata da tutte le persone di buona volontà e di provata fede democratica.
La faticosa rimonta dal precipizio del covid, insieme all’arrivo di importanti finanziamenti europei può indurre qualche vena di ottimismo.
E su tutto la necessità di reinventare e proporre un nuovo patto sociale con gli italiani, che metta ai primi posti una più equa ripartizione delle risorse e un neo-solidarismo, che la spinta turbocapitalista aveva offuscato, talvolta con la sinistra complice.
Per quel che riguarda Articolo Uno Rai, la disponibilità a incontrarsi con Pd e M5S è massima, anzi questa breve nota ci piace immaginarla come un biglietto di invito a tutti coloro che condividono con noi questo progetto politico e il ruolo che il servizio pubblico deve tornare a giocare nel paese.