Il bando di Alitalia pubblicato in queste ore prevede una riduzione delle garanzie patrimoniali dei potenziali acquirenti e la possibilità, nel caso non ci fosse interesse per l’intera compagnia, di procedere alla vendita separata della flotta, dei servizi di handling e della manutenzione.
Si profila in questo modo il rischio concreto di una svendita di Alitalia o, addirittura, di una cessione di parti della compagnia, uno spezzatino, che disperderebbe un patrimonio industriale importante mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro.
La tempistica è quantomeno inopportuna, considerando gli interventi che il governo sta mettendo in opera a sostegno del sistema delle imprese e a tutela dell’occupazione.
Articolo Uno ritiene, non da oggi, che l’Italia abbia bisogno di un vettore nazionale che sostenga settori vitali della propria economia come, a titolo di esempio, il turismo e il commercio con l’estero.
Appare chiaro che, in assenza di una solida soluzione di mercato sia necessario l’ingresso dello Stato nel capitale sociale dell’azienda allo scopo di elaborare un piano industriale che tenga conto degli interessi dell’apparato produttivo del Paese su scala europea ed internazionale e della esigenza imprescindibile di tutelare l’occupazione dei dipendenti di Alitalia e delle imprese legate all’indotto.