Il nostro giudizio sul piano su Alitalia è decisamente negativo perché non corrisponde agli interessi del sistema-Paese, riduce il ruolo della nostra compagnia sul mercato, incide pesantemente sulla filiera industriale connessa e scarica un peso insostenibile sulle lavoratrici e i lavoratori.
Chiediamo che il piano del governo che stabilirà il destino di Alitalia e dei suoi dipendenti venga discusso in Parlamento e che si possa svolgere un confronto pubblico sul sistema del trasporto aereo e sugli interessi del sistema-Paese ad esso connessi.
Il governo Conte bis, sostenuto dalla cosiddetta maggioranza giallorossa ha stanziato 3 miliardi di euro per riportare Alitalia nelle mani pubbliche e per permettere ad un nuovo management di varare un piano industriale capace di rilanciare la compagnia.
Non bisogna mai dimenticare, inoltre, che il mercato del traffico aereo italiano è, per dimensioni, il terzo in Europa e il decimo nel mondo.
E’ importante sottolineare che gli altri grandi Paesi europei sono dotati di una propria compagnia di bandiera che è al servizio degli interessi diffusi a partire da quelli legati all’import/export e al turismo: due asset strategici anche per l’Italia.
Questi Paesi non hanno esitato a sostenere le loro compagnie con sovvenzioni miliardarie che permetteranno loro di uscire dalla grave crisi del mercato generata dalla pandemia. Sovvenzioni che, a differenza dell’Italia, non hanno generato scandalo nell’opinione pubblica nazionale né la reazione della Commissione Europea.
A questo punto è fondamentale che il nuovo governo guidato da Mario Draghi stanzi concretamente i 3 miliardi previsti in tempi brevi poiché, allo stato attuale, le casse di Alitalia sono vuote.
C’è una situazione che va risolta immediatamente: i dipendenti hanno ricevuto soltanto un acconto dello stipendio.
Un fatto grave che, naturalmente, sta generando gravi incertezze sul futuro di migliaia di famiglie e potrebbe velocemente portare a situazioni di tensione che occorre evitare.
Dal nostro punto di vista occorre un piano industriale che riaffermi l’esigenza di un’azienda unica che abbia al proprio interno il volo, i servizi di terra e la manutenzione. Non esiste alcuna compagnia degna di questo nome che abbia rinunciato a tale unità organizzativa che è il presupposto per il mantenimento di una dimensione aziendale ed occupazionale accettabile.
In merito alla discussione sugli assetti societari idonei a raggiungere questo obiettivo ci sono diverse posizioni in campo: una di queste prevede il rilancio di Alitalia attraverso il superamento dell’amministrazione straordinaria e la liquidazione di Ita.
Riteniamo che questa posizione sia incompatibile con la richiesta, avanzata in sede europea, di una chiara discontinuità societaria tra il vecchio e il nuovo vettore e pensiamo che la soluzione più idonea sia quella dell’affitto di tutti i rami d’azienda di Alitalia ad Ita.
Una proposta che permetterebbe di risolvere uno dei principali punti di trattativa con la Commissione salvaguardando, nel frattempo gli asset della compagnia e l’occupazione.
Ciò consentirebbe di riaprire la trattativa con la Commissione allo scopo di giungere ad un piano adeguato alle esigenze del Paese e capace di garantire una prospettiva ai dipendenti.
In quest’ottica è cruciale il coinvolgimento del ministero del Lavoro che può mettere in campo ammortizzatori sociali e altri strumenti che possano agevolare un esito positivo della vicenda Alitalia. Un esito positivo sul piano occupazionale e della sostenibilità sociale.
La complessità della vicenda che chiama in causa diversi soggetti ed enti regolatori suggerisce la nascita, più rapida possibile, di una cabina di regia che metta assieme i diversi ministeri coinvolti (Mef, Mise, Trasporti e Lavoro), gli Enti regolatori, le istituzioni regionali e locali e i sindacati dei lavoratori.
Occorre richiamare tutti ad un grande senso di responsabilità su una vicenda così complessa nella quale vi sono forti e contrapposti interessi. La nostra opinione su questo è chiara: gli interessi dei lavoratori coincidono con quelli del Paese.
Lo ha dichiarato Piero Latino, responsabile nazionale Lavoro di Articolo Uno.