Fra pochissimi giorni, e cioè martedì prossimo, presso il Tribunale di Napoli ci sarà un passaggio decisivo per il destino di un bimbo di sette anni che, secondo quanto riportato dall’Agenzia DIRE, dopo avere raccontato alla madre, all’età di tre anni, di abusi sessuali subiti ad opera del padre e avere confermato questa narrazione alla Ctu all’età di sei anni, rifiuterebbe gravemente il padre, tanto da avere attacchi di panico, che hanno anche comportato di recente l’intervento del pronto soccorso, ogni volta che deve incontrarlo. La Procura aveva a suo tempo archiviato la denuncia in assenza di prove dirimenti. Ora il bimbo rischia di essere allontanato dalla madre per essere presumibilmente affidato alle zie paterne.
“Colpisce che, a quanto si sa, questo avvenga secondo la logica dell’alienazione parentale, secondo cui se il figlio non vuole vedere il padre la colpa è della madre. Una teoria, quella dell’alienazione parentale, che è stata sconfessata ad ogni possibile livello scientifico e bocciata anche in più sentenze dalla nostra Cassazione” dichiara Maria Cecilia Guerra, deputata del gruppo Pd-Idp, che aggiunge: “Non risulta che il minore sia stato ascoltato dal Giudice. Per questo, e anche per l’urgenza del caso, ho predisposto una interrogazione al Ministro della giustizia e alla Ministra per la famiglia per chiedere la disponibilità a verificare:
se il bambino sia stato ascoltato dal Giudice; se il tribunale abbia adottato altre forme di riavvicinamento meno drammatico per il minore e se si sia indagato adeguatamente sui motivi che spiegano l’atteggiamento del bimbo rispetto al padre. Questo anche al fine di non esporlo a rischi di traumatizzazione o ritraumatizzazione”.