“Natale si avvicina. Presto ci riverseremo nei centri commerciali per fare acquisti e lo potremo fare in qualsiasi ora e in qualsiasi giorno: abitudini al consumo oramai considerate normali, ma che non tengono in considerazione i diritti e le libertà dei lavoratori impegnati nel commercio”, la riflessione è di Lucrezia Ricchiuti, parlamentare di Liberi e Uguali, il nuovo soggetto politico che concorrerà alle prossime elezioni con Pietro Grasso.
Una denuncia che arriva a pochi giorni dalle festività natalizie e che vuole riportare l’attenzione su una questione quasi dimenticata: “La norma del Salva Italia da alcuni anni prevede la liberalizzazione delle aperture dei centri commerciali 365 giorni all’anno e h24. È una legge che lede i diritti dei lavoratori ed è dannosa persino per il commercio”, dichiara Ricchiuti.
“Questa norma iperliberista non ha portato nuovi posti di lavoro stabili, ma ha aggiunto precariato a precariato: viene utilizzato lo stage a 400 euro al mese come forma di lavoro a tempo pieno e per la sostituzione di lavoratori in malattia e lavoratrici in maternità. Siamo al vero e proprio sfruttamento!”, ha aggiunto la parlamentare brianzola.
“Le nostre scelte di essere liberi di acquistare ad ogni ora del giorno e della notte e sempre di più anche online – continua Ricchiuti – confliggono con la libertà di altri lavoratori di avere orari e ritmi di lavoro dignitosi e che rispettino le loro vite”.
“Il tema è emerso con forza a Bergamo, dove OrioCenter vuole aprire a Natale, Santo Stefano e Capodanno – spiega Ricchiuti – ma anche sul nostro territorio non mancano esperienze simili che calpestano il diritto dei lavoratori di trascorrere le festività con i propri cari”.
La parlamentare brianzola, infatti, ha partecipato al tavolo di confronto bergamasco con Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil
“Se ci pensate, è assurdo: una legge che voleva stimolare i consumi non solo non ha raggiunto l’obiettivo, ma ha reso schiavi i lavoratori del settore precarizzandoli e abbassato la redditività degli stessi operatori commerciali obbligati a farsi concorrenza spietata sulle aperture” ha aggiunto.
“Non a caso alcuni centri commerciali, come il Globo di Busnago – conclude Ricchiuti ricordando un caso brianzolo – dopo un primo periodo di sperimentazione sono costretti a fare un passo indietro per gli eccessivi costi di gestione”.